Il Venerdì Santo a Carini torna “A Sulita’”
Commozione e raccoglimento per la processione del Venerdì Santo di Carini, in città chiamata a Sulita’, denominazione che ha origine nel 1612 durante la dominazione spagnola, quando venne introdotta la stessa Processione che si svolgeva a Siviglia e che gli iberici chiamavano appunto “Soledad” che significa solitudine. Un evento religioso attesissimo dalla comunità cristiana locale. La processione storicamente organizzata dalla Congregazione dello Spirito Santo vede portare a spalla l’Urna vitrea con il Cristo Morto e il simulacro di Maria SS. Addolorata, entrambi sorretti dai confratelli della Congregazione della Via Crucis cosiddetta dei 33.
La statua del Cristo Morto venne commissionata all’artista palermitano Vincenzo Piscitello intorno alla metà dell’ 800; la realizzazione dell’ Urna risale al 1888, mentre non si conosce la data della statua della Addolorata.
Alle ore 7.00 del mattino del Venerdì Santo i due simulacri del Cristo Morto e della Addolorata che si conservano nella Chiesa della Madonna del Rosario, dopo essere stati collocati al centro della chiesa, vengono puliti e preparati per la processione. Durante questi momenti centinaia di persone entrano in chiesa per toccare i due simulacri, al punto che per proteggere le statue si rende necessario organizzare un servizio d’ordine curato dai confratelli. Un’antica tradizione è quella che solo le signorine possono vedere l’Addolorata “spugghiata”, cioè non addobbata per la processione. I simulacri si vestono con gli abiti della processione. Il Cristo con una stola tutta ricamata d’oro e con una corona d’argento gelosamente conservata. Dentro l’urna si mettono solo “pansè” o “viole del pensiero”. Sul coperchio dell’Urna si compone il “mazzo” e si monta la grande palma alta 2 metri. Alla Addolorata si mette la veste nuova e il lungo pregevole manto nero. Tutto è pronto per le ore 18.00 quando dal Rosario muove la piccola processione verso il Duomo dove, prima di entrare, avviene una sorta di incontro della Madre con il Figlio morto. Ma la solenne processione per le vie del paese con “l’annacata” scandita dalle marce funebri della Banda “Vincenzo Bellini” di Carini, come sempre, avrà’ inizio alle 21,00, snodandosi lungo lo storico percorso con in prima fila le autorità civili, militari e religiose. Presente il sindaco Giovi Monteleone, l’Arciprete don Giacomo Sgroi, i carabinieri in alta uniforme, tutte le congregazioni religiose e migliaia di fedeli. Particolare l’ultima ora di processione che dura complessivamente circa 4 ore. Verso mezzanotte, infatti, nel Corso Umberto la grande Urna comincia a muoversi come tradizione vuole a “mezzo passo” e non appena e’ scocca la mezzanotte, la banda comincia ad intonare “Ione” di Petrella e da quel momento la vara dondola come in una sorta di ninna nanna. Per percorrere tutto corso Umberto ci vorranno circa 300 passi, ma la vara ci impiega un’ora per attraversarlo, tanto che la banda suona la “Ione” almeno 13 o 14 volte, mentre i confratelli della Congregazione dei 33, stanchi ma pieni di fede, proseguono con devozione la loro lunga e affascinante “annacata”. Tutto il paese si riversa tra il corso e piazza Duomo pregando in silenzio e osservando dondolare la palma che si muove come un pendolo. I due simulacri poi rientrano nella chiesa del Rosario verso l’1 e 30. La palma che per tutta la sera dondola sul feretro del Cristo Morto verrà conservata e donata al funerale della prima donna nubile che morirà, mettendola prima sopra la sua tomba e poi nella sepoltura.