Terrasini, una fiaccolata per ricordare Paola La Rosa e per continuare a chiedere giustizia
A tre anni dall’efferato omicidio di Paolo La Rosa, Terrasini scende ancora una volta in piazza con una fiaccolata per ricordarlo e per tornare a chiedere giustizia.
L’appuntamento è il 27 febbraio, alle 17,30, nella Chiesa Madre di Terrasini dove verrà celebrata una messa. A seguire un corteo con le fiaccole accese si muovera’ per raggiungere piazza Titì Consiglio, luogo in cui venne consumato il brutale omicidio.
Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio del 2020 il 21enne Paolo La Rosa, figlio di noti ristoratori di Cinisi, venne accoltellato alla gola e all’addome davanti alla discoteca Millenium di Terrasini in cui la giovane vittima e il suo assassino avevano trascorso la serata di carnevale.
Paolo La Rosa non sopportava il fidanzato della sorella e per questo è stato ucciso. Non accettava che Filippo Mulè, ragazzo violento e senza regole, frequentasse la piccola di casa. Dopo un primo diverbio sorto in discoteca, la discussione prosegui’ anche fuori dal locale fino a sfociare nel sangue.
Le telecamere di sorveglianza immortalarono l’intera scena e grazie ai filmati e alle testimonianze l’assassino venne arrestato dopo poche ore. I carabinieri rintracciarono nelle campagne di Camporeale Alberto Pietro Mule’ che si era nascosto in casolare con il cugino Filippo Mulè. Quest’ultimo inizialmente venne accusato per aver partecipato alla rissa, ma successivamente venne rinviato a giudizio per concorso in omicidio e adesso è ancora sotto processo.
Nel marzo dello scorso anno, invece, Pietro Alberto Mulè è stato condannato a 16 anni di reclusione. La Corte gli ha concesso le attenuanti generiche ed escluso l’aggravante di omicidio per futili motivi.
Una pena “troppo esigua” per i familiari della vittima che continua a mobilitarsi per mantenere viva la memoria di Paolo e ottenere giustizia.
Un sentimento che accomuna gli organizzatori della fiaccolata: amici, parenti e conoscenti della famiglia La Rosa ribadita in una lettera aperta pubblicità sui social.
“Non è ammissibile che a tre anni dall’omicidio – scrivono nella lettera aperta – questa famiglia debba patire in questo modo, quando invece crede e investe nella giustizia. Chiedendo soltanto che chi si sta occupando del caso, li aiuti a dimostrare, soprattutto ai giovani, che un omicidio non può avere alcun attenuante, nessuno sconto”.