Carini, in vendita lo stabilimento Italtel: sindacati lanciano allarme smantellamento area industriale
Il sito industriale di proprietà dell’Italtel prossimo alla vendita. La Fiom Cgil Palermo, congiuntamente alla Cgil di Carini, ha chiesto all’amministrazione comunale di Carini garanzie sul mantenimento della destinazione dell’area a uso industriale e garanzie occupazionali per i 170 lavoratori di Italtel, attualmente parzialmente in cassa integrazione, e per i 130 lavoratori di Selikab, azienda che si occupa di sistemi e apparecchiature elettroniche, che ha in affitto locali di Italtel all’interno dello stabilimento.
I sindacati sono stati informati di una trattativa, in dirittura d’arrivo in questo mese di febbraio, che riguarda l’intero comprensorio “Marisa Bellisario”, gli immobili e il terreno intorno. E sono in attesa di notizie. Sul nome del gruppo imprenditoriale e sulla tipologia dell’attività, nessuna anticipazione al sindacato.
Nella prestigiosa struttura, la più grande dell’area industriale di Carini, un tempo lavoravano 2mila persone. “Appena l’atto di vendita sarà ufficializzato, chiederemo ai nuovi proprietari un incontro per conoscere quale sarà la destinazione futura del sito industriale – dichiarano il segretario generale Fiom Cgil Palermo Francesco Foti, il segretario della Camera del Lavoro di Carini Rosario Tomaselli, l’Rsu Fiom di Italtel Filippo Lupo e l’Rsu Fiom di Selikab Carmelo Calò – Abbiamo avuto conferma, in un incontro tra il segretario della Camera del Lavoro di Carini e il sindaco Giuseppe Monteleone, della volontà da parte dell’amministrazione comunale di preservare l’integrità dell’uso industriale dell’area. Ribadiamo di essere contrari a qualsiasi tipo di speculazione e all’arrivo di altre attività che non siano legate all’industria. Il nostro auspicio è che una struttura in piedi dalla fine degli anni ‘70 non venga snaturata e che non vengano allontanate le altre realtà esistenti”.
L’Italtel di Carini, multinazionale dell’ICT, è controllata al 54 per cento dal gruppo impiantistico lucano Psc, che si trova attualmente in una procedura di concordato preventivo. Della compagine azionaria fanno parte anche il Gruppo Tim con il 18 per cento e il Fondo Clessidra Capital Credit con il 28 per cento.
Secondo la Fiom, è plausibile che Italtel inserisca delle clausole per gestire una fase transitoria o un eventuale trasloco.
“Non possiamo non essere preoccupati – proseguono Foti, Tomaselli, Lupo e Calò- Chiediamo garanzie occupazionali ed è necessario definire un percorso condiviso tra Italtel, Selikab e la nuova proprietà: i lavoratori non possono andare via dall’oggi al domani. L’abbiamo detto sempre e lo rivendichiamo, che questo sito può diventare un polo tecnologico all’avanguardia per il digitale e l’automotive, in un territorio che ricade nelle Zes ed è servito da autostrade, ferrovie e aeroporto”.
Ieri le segreterie provinciali d Fiom-Fim-Uilm e le Rsu di Fiom e Uilm hanno incontrato Tiziano Ianni, presidente del gruppo Tecno-System, che nel maggio scorso ha acquisito la Selikab, per affrontare le difficoltà dell’azienda, piegata dal costo delle bollette, quasi triplicato nell’ultimo anno, e dalle difficoltà nel reperimento dei componenti elettronici, a causa della shortage. La Selikab ha comunque rassicurato che farà ogni sforzo per evitare fermi di produzione. Anche per Selikab è fondamentale conoscere in tempo gli sviluppi dell’operazione di vendita dello stabilimento perché all’interno della sede trova posto una struttura produttiva complessa, con macchinari che producono schede elettroniche, principalmente per l’automotive.
L’intero immobile in vendita, oltre all’opificio, comprende la palazzina che ospita il laboratorio software dell’Italtel, più le strutture a supporto: servizi sociali, agenzia di banca, sportello dell’assicurazione, mensa (chiusa fin dal periodo del lockdown). Nella struttura trovano posto anche alcune startup e il Data Center di Open Hub Med, consorzio di cui fa parte anche Italtel, importante snodo di connettività nell’area mediterranea.