Mafia, individuato secondo covo del boss Matteo Messina Denaro
I carabinieri del Ros avrebbero individuato un secondo covo utilizzato dal boss Matteo Messina Denaro oltre all’appartamento di vicolo San Vito a Campobello di Mazara.
Il capomafia catturato lunedì scorso dopo 30 anni di latitanza avrebbe fatto realizzare una sorta di bunker all’interno di un’altra abitazione che si trova a circa 300 metri nella stessa area del covo perquisito ieri.
Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nasconde il suo tesoro: documenti riservati, pizzini, soldi che i magistrati cercano.
Capo del mandamento di Castelvetrano, “U Siccu” si era dato alla macchia dopo la cattura di Totò Riina, di cui il padre Ciccio Messina Denaro era storico alleato. Era riuscito ad esercitare la propria influenza mafiosa anche al di fuori della provincia di Trapani, spingendosi non solo in quella di Agrigento, ma anche in quella di Palermo. Fu tra i più favorevoli alla continuazione della strategia della dinamite, fornendo un proprio uomo al commando che si rese protagonista degli attentati dinamitardi di Firenze, Milano e Roma. Fu sempre Messina Denaro ad organizzare l’attentato fallito ai danni di Totuccio Contorno.
I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato il primo covo del boss la stessa sera dell’arresto, a Campobello di Mazara, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino finito in manette insieme al capomafia. Si tratta di una palazzina che insiste nel pieno centro abitato. Per tutta la notte è stata perquisita alla presenza del procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa nostra.
La chiave di un’Alfa Romeo 164 ritrovata nel borsello del boss Messina Denaro avrebbe permesso agli investigatori di risalire alla sua ultima residenza: una casa intestata ad
Andrea Bonafede, l’uomo che ha “prestato” l’identità al capomafia e che avrebbe comprato con i soldi del boss l’edificio in cui il padrino avrebbe trascorso l’ultimo anno di latitanza.