Processo Cutrara, inflitti 24 anni di carcere al boss castellammarese Ciccio Domingo detto “Tempesta”
È di 24 anni di reclusione la pena inflitta dalla sezione penale del tribunale di Trapani presieduto da Enzo Agate nei confronti del boss mafioso castellammarese Francesco Domingo, detto Ciccio Tempesta, nell’ambito del processo Cutrara; due anni in meno rispetto ai 26 anni richiesti dal pubblico ministero Francesca Dessi’. Ma la sentenza emessa dopo una lunga camera di consiglio con i giudici a latere Edoardo Bandiera ed Enrico Restivo prevede che il capomafia sconti complessivamente 30 anni di carcere, in virtù di ulteriori quattro precedenti condanne irrevocabili in procedimenti giudiziari del 2002,2004, 2007 e 2008 per la continuazione dei reati commessi.
Ciccio Domingo è stato pure interdetto dai pubblici uffici e, condannato ad altri tre anni di libertà vigilata a cui verra’ sottoposto alla fine della detenzione.
Nello stesso processo che si è svolto con il rito ordinario 3 anni di reclusione sono stati invece inflitti ad Antonino Rosario Di Stefano ed un anno e 10 mesi per Salvatore Labita, per i quali il pm aveva rispettivamente chiesto 4 e 3 anni di carcere così come per Nicola e Lilla Di Bartolo che invece sono stati assolti perché il fatto non sussiste.
Il Tribunale di Trapani ha inoltre condannato Francesco Domingo, Antonino Rosario Di Stefano e Salvatore Labita a risarcire tutte le parti civili che si sono costituite al processo, disponendo 3000 euro ciascuno per l’Associazione antiracket ed antiusura Trapani, Codici Sicilia, Associazione Castello Libero ETS, Associazione nazionale per la lotta contro le illegalità e le mafie Antonino Caponnetto; mille euro saranno invece riconosciute al Comune di Castellammare del Golfo.
L’operazione antimafia Cutrara che coinvolse un totale di 21 indagati, molti dei quali già condannati nel troncone del processo che ha avuto luogo col rito abbreviato, scaturì da un inchiesta condotta dai carabinieri tra il 2015 e il 2019 mirata ad incastrare Francesco Domingo che tornato in libertà dopo alcuni anni di detenzione, per il potere conquistato in carcere, cominciò a guidare la locale famiglia mafiosa, dettando ordini agli affiliati per il controllo degli affari nel territorio, avvalendosi anche del sostegno di Cosa Nostra Italo- americana.