San Cipirello, comunità locale e archeologi: un amore lungo 51 anni

 “A San Cipirello c’è una collaborazione tra archeologi e comunità locale che dura da oltre 50 anni”. A sottolinearlo sono stati Erich Kistler, direttore della missione archeologica dell’Università di Innsbruck e Martin Mohr, direttore della missione archeologica dell’Università di Zurigo. L’occasione per ribadire un’amicizia cominciata nel 1971 è stato il convegno “Monte Iato: ricerche, prospettive e territorio”. Tenutosi due sere fa in via Alcide De Gasperi. “Puntiamo a creare ricadute economico-sociali e reddito culturale – ha detto Domenico Targia, direttore del parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato -. A breve realizzeremo anche un vigneto didattico”.

E a ripercorrere cinquantadue anni di storia di scavi è stato Kistler dell’Università di Innsbruck. Che dal 2010 conduce ricerche nell’area archeologica che sovrasta la valle dello Jato. Gli studiosi austriaci in quest’ultimo decennio hanno –infatti- affiancato i colleghi dell’Università di Zurigo. Che a Monte Iato invece lavorano dagli inizi degli anni Settanta. “Da un po’ – ha sottolineato Kistler – le nostre università sono alle prese con tagli di fondi sempre più drastici”. Di qui l’esigenza di ricordare le peculiarità storico-scientifiche di Iato. Una città che nel III secolo a. C. si trovò al centro dello scontro tra le “superpotenze” Roma, Siracusa e Cartagine. “Le nostre recenti ricerche – spiega Birgit Öhlinger, co-direttrice della missione archeologica di Innsbruck – hanno svelato che dal 430 al 300 a C. venne abbandonata per poi essere ripopolata”. Un altro elemento di novità è la datazione dell’agorà e del teatro, che risalirebbero al 200 a.C., e non al 300 come era stato ipotizzato nei decenni scorsi. A sottolineare i contati tra Iaitas e Selinunte è stato inoltre il numismatico svizzero Philipp Tscholl.

 “Il capolavoro di quest’anno – ricorda il direttore elvetico Mohr – è però il lavoro realizzato nella stoà nord e nella stoà est dell’agorà. L’area, ripulita dagli studenti elvetici e dagli operai siciliani, è stata fotografata dagli esperti dell’Università di Palermo che stanno lavorando ad una ricostruzione tridimensionale”. Una volta ultimata, verrà esposta così da rendere intellegibile il sito anche ai non addetti ai lavori.

Quello tra le università d’oltralpe e la comunità locale è un esempio virtuoso di sinergia che unisce ricerca scientifica e convivialità. E venerdì sera gli archeologici, prima del rinfresco, hanno voluto rendere omaggio al custode Giuseppe Miccichè, da 50 anni factotum della missione archeologica: “E’ il nostro nonno siciliano”. Una gratitudine che San Cipirello intende ricambiare così: “Proporrò al Consiglio comunale – ha detto il sindaco Vito Cannella – di conferire la cittadinanza onoraria ai direttori Mohr e Kistler”. A ringraziare gli archeologici è stata anche Federica Nicolosi, commissaria al Comune di San Giuseppe Jato.  

DI LEANDRO SALVIA

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