Giardinello, in appello revocato l’ergastolo per l’assassino di Ana Lacrimoira Di Piazza
La prima sezione della corte d’assise d’appello di Palermo ha revocato la condanna all’ergastolo nei confronti di Antonino Borgia, l’imprenditore partinicese finito in carcere con l’accusa di avere ucciso la giovane Ana Maria Lacramioara Di Piazza di Giardinello, trentenne di origine romena che aveva una relazione con l’uomo da cui avrebbe aspettato pure un bambino.
La sentenza di fine pena mai inflitta in primo grado di giudizio per omicidio volontario, premeditato, aggravato dai futili motivi, occultamento di cadavere e procurato aborto è stata parzialmente revisionata e ribaltata con una pena inflittagli di 19 anni e 4 mesi per omicidio volontario. I giudici della corte d’appello non hanno riconosciuto le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e della crudeltà. Le motivazioni della nuova sentenza sono già state depositate e si potranno conoscere solo fra 75 giorni. E’ stata invece confermata la sentenza di primo grado che stabiliva il riconoscimento di una provvisionale da riconoscere alle parti civili costituite in giudizio, tra cui la madre adottiva e il figlio undicenne della vittima.
Antonino Borgia uccise Ana il 22 novembre del 2019. Secondo l’accusa, l’imprenditore di Partinico dopo l’omicidio della ragazza con cui aveva avuto una relazione extraconiugale, sarebbe tornato alla sua routine, tornando al suo lavoro e andando persino al commissariato di polizia di Partinico per richiedere un nuovo passaporto, probabilmente, secondo la Procura, con l’intenzione di rifugiarsi negli Stati Uniti.
La Procura ha inoltre messo in evidenza che da alcune intercettazioni sarebbe emersa l’intenzione di Antonino Borgia di bruciare il cadavere di Ana Maria Lacramioara Di Piazza utilizzando dell’acido cloridrico. Gesto che non sarebbe arrivato a compiere per l’intervento dei carabinieri che nel frattempo avevano ritrovato il corpo della vittima abbandonato in un terreno incolto sulla statale 113. La donna venne uccisa a coltellate e bastonate, secondo la ricostruzione degli inquirenti, in seguito ad una discussione avuta con l’imprenditore.