Giardinello, condanna allevatori Vito e Salvatore Abbate: le motivazioni della sentenza
Arrivano le motivazioni della sentenza inflitta lo scorso mese di dicembre nei confronti degli allevatori di Giardinello Vito e Salvatore Abbate di 73 e 44 anni, rispettivamente condannati a 4 anni e a 3 anni di reclusione per i reati di furti, minacce e violenze. I giudici della terza sezione del Tribunale di Palermo, presidente Fabrizio La Cascia hanno messo nero su bianco l’atteggiamento vessatorio, violento e minaccioso che i due giardinellesi avrebbero riservato nei confronti dell’avvocato Fabio Tringali, proprietario di un terreno nel territorio di Partinico dove gli Abbate facevano pascolare abusivamente i loro animali.
“Va evidenziato che il tenore e le modalità delle minacce proferite dagli imputati- scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza- non a caso accompagnate da esplicite allusioni alle loro “parentele mafiose”, possono in concreto ritenersi idonee ad incutere nella persona offesa un notevole timore di gravi ripercussioni.
Il grave stato di timore per l’incolumita’ propria e per quella dei familiari – scrivono ancora i giudici -emerge in maniera lampante dalla narrazione di Fabio Tringali che li ha denunciati per le minacce subite dai due allevatori di Giardinello che, ostentando le loro parentele mafiose, pretendevano di passare sul fondo del legale, senza nessun genere di autorizzazione.
Vito e Salvatore Abbate, secondo quanto denunciato da Tringali e confermato dal padre Sergio e dalla compagna Angela Duro, in più occasione avrebbero tradotto i loro animali nel loro terreno, arrecando danni al fondo altrui, in particolare distruggendo parte della recinzione che ne delimita il confine e danneggiando alberi di ulivo e piante insistenti sulla proprietà di Tringali, nonostante le rimostranze e gli inviti della persona offesa.
La sentenza dello scorso dicembre che ha condannato i due allevatori, per Fabio Tringali ha rappresentato la fine di un incubo che ha avuto origine con le accuse che gli stessi allevatori gli avevano rivolto, sostenendo di avere ridotto in schiavitù due migranti nel terreno di sua proprietà. A distanza di anni però le loro dichiarazioni non sono state ritenute credibili dai magistrati che hanno assolto l’avvocato Fabio Tringali e poi gli Abbate sono stati a loro volta indagati con le ipotesi di estorsione, minaccia, pascolo abusivo, danneggiamento, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Erano finiti ai domiciliari nel 2020 nelle loro abitazioni di Giardinello, col divieto di trasferire gli arresti in casa a Partinico, per non stare nella stessa zona dell’avvocato Tringali. Il civilista fu assolto dalle conte- stazioni e risarcito per l’ingiusta detenzione. Così gli Abbate da accusatori si sono trasformati in accusati e infine condannati.