Mafia, la cassazione conferma condanne per la mafia di Monreale e San Giuseppe Jato
La Cassazione ha confermato le condanne emesse nell’aprile del 2020 dalla quarta sezione della Corte d’Appello di Palermo nei confronti degli imputati finiti in manette nel 2016 nell’ambito dell’operazione antimafia condotta dai carabinieri del gruppo Monreale e coordinata dalla DDA di Palermo che evitò una guerra di mafia tra alcuni membri di cosa nostra monrealese e del mandamento di San Giuseppe Jato a cui fa storicamente riferimento. Le pene definitive sono state inflitte contro Sergio Denaro Di Liberto (8 anni e 8 mesi), Giovanni Pupella (8 anni e 8 mesi), Giuseppe D’Anna (12 anni), Giuseppe Giorlando (9 anni e 8 mesi), Salvatore Billetta (8 anni), Francesco Balsano (11 anni e 2 mesi), Alberto Bruscia (8 anni e 4 mesi), Andrea Di Matteo (8 anni), Girolamo Spina (9 anni), Salvatore Terrasi (8 anni), Giovanni Battista Inchiappa (8 anni), Ignazio Bruno (17 anni in continuazione con una precedente condanna), Giuseppe Alamia (12 anni), Giovanni Di Lorenzo (11 anni), Giuseppe Riolo (8 anni e 8 mesi), Domenico Lo Biondo (un anno e 8 mesi), Antonino Giorlando (2 anni e 2 mesi), Tommaso Licari (un anno e 8 mesi), Sebastiano Andrea Marchese (2 anni), Onofrio Buzzetta (10 anni e 4 mesi), Umberto La Barbera (un anno e 10 mesi) e Pietro Canestro (un anno e 10 mesi). Quando nel 2016 vennero arrestati, le indagini fecero emergere come i nuovi vertici dei clan di San Giuseppe Jato avessero acredini nei confronti dei vecchi che avrebbero violato ripetutamente le regole di Cosa nostra. Andavano severamente puniti perché il codice mafioso va rispettato. Pestaggi e teste di capretto furono i segnali che a Monreale stesse per scoppiare una guerra di mafia. Ma il blitz dei carabinieri sventò i piani criminali.