San Cipirello, torna a risplendere l’agorà dell’antica Jato
Si è conclusa oggi la 50° campagna di scavi archeologici su monte Iato. “Per la prima volta in cinquant’anni è stata interamente ripulita l’area dell’agorà”, racconta l’archeologo Martin Mohr, da anni responsabile delle ricerche dirette dal professor Christopher Reusser dell’Università di Zurigo. Quattro settimane che hanno visto all’opera 15 tra archeologi e studenti elvetici e 12 operai specializzati di San Cipirello.
L’anno scorso la missione archeologica svizzera non aveva potuto avviare la tradizionale campagna di scavi a causa delle restrizioni legate al Covid-19. Ed era la prima volta che accadeva dal 1971. Quest’anno però il ritorno degli archeologi su monte Iato è stato all’insegna di un progetto che ha restituito prestigio ed interesse ad un’area finora troppo ai margini della fruizione turistica. La lunga chiusura, legata al protrarsi della “zona rossa” a San Cipirello, ed i ritardi regionali negli interventi di diserbo avevano –infatti- ulteriormente mortificato il sito.
“C’è solo un Monte Iato in Sicilia ed è un patrimonio unico. Per questo abbiamo voluto ripulire da terra ed erbacce l’area dell’agorà così da renderla più interessante anche per i visitatori meno esperti”, racconta Mohr. L’archeologo svizzero che da oltre vent’anni scava e studia i reperti dell’antica città le cui origini risalgono al I millennio a. C. Un sito abitato ininterrottamente dalla protostoria all’Alto Medioevo (1246). Un villaggio indigeno di probabili origini elime entrato in contatto con il mondo greco. La città, denominata Iaitas, venne –infatti – ridisegnata secondo il modello urbanistico-architettonico ellenico. Sorsero il teatro, l’agorà e il quartiere residenziale.
Gli scavi, iniziati nel 1971, hanno riportato alla luce in questi anni anche le case a peristilio, la rete viaria, un tempio dedicato ad Afrodite e le statue di due menadi e due satiri. Gli archeologi e gli operai quest’anno si sono interamente dedicati all’antica piazza. Dove, tra il portico settentrionale e l’antica sala del consiglio, sono riaffiorati colonne, mosaici ed un lastricato ben conservati. Reperti, risalenti alla seconda metà del terzo secolo, che farebbero così slittare di circa un secolo la datazione inizialmente attribuita al portico settentrionale e al bouleuterion antico.
“Gli scavi più recenti – racconta il responsabile della missione archeologica – ci dicono che l’impianto dell’agorà risale al 200 a.C.”. Di qui la necessità di approfondire lo studio sulla vasta area dell’antica piazza. “Un piccolo saggio effettuato all’interno della Stoa ovest – aggiunge Mohr – ha permesso inoltre di assegnare due muri, costruiti con malta di calce, ad un edificio di prima età imperiale, che era stato costruito nella parte meridionale della Stoa ovest e che probabilmente non è mai stato completato forse a causa di un terremoto”.
L’analisi fatta dagli studiosi su altre colonne fa ipotizzare –infatti- un evento sismico che potrebbe aver colpito la città nel I secolo d.C. “All’interno del peristilio abbiamo trovato anche la base di una grossa statua che – ci dice l’archeologo – potrebbe essere crollata dentro una cisterna. E anche su questo aspetto ci concentreremo il prossimo anno”. A collaborare con gli archeologi saranno dei sismologi e degli informatici esperti in ricostruzione in 3 D. Perché su monte Iato l’interesse del mondo scientifico è evidentemente forte.
Nei mesi scorsi però il sito – che fa parte del Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato – era finito al centro di alcune polemiche legate alla presenza di sterpaglie tra i resti dell’antica città. I componenti di un comitato, che oggi andranno in delegazione all’assessorato dei Beni culturali, lamentano “scarsa attenzione verso Iato rispetto agli altri due siti”.
Intanto, per scongiurare il ripetersi del problema sterpaglie, la Missione archeologica di Zurigo e il direttore del parco Stefano Zangara sembra abbiano raggiunto un’intesa: due volte l’anno, in primavera e in autunno, verranno effettuate operazioni congiunte di diserbo nell’area interessata dagli scavi. Una delle più suggestive del Mediterraneo.