Individuato a Capo Gallo un relitto di epoca romana

La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha effettuato in queste ore il rilievo 3D del carico di anfore di una nave oneraria romana, individuata negli anni ‘70 al largo di Capo Gallo (PA), e mai georeferenziata e catalogata.

Il contenuto della nave, che si trova tra i 45 e i 50 metri di profondità, era stato rinvenuto circa cinquant’anni fa da Francesco Pedone, storico sub palermitano, che aveva collaborato anche con l’archeologo Vincenzo Tusa, padre di Sebastiano, al quale aveva fatto avere sei anfore, facenti parte del carico, che sono state conservate al Museo archeologico Regionale “A. Salinas”.

L’anfora, che è stata recuperata a 49 metri di profondità, è di tipo Dressel 10, panciuta, e fa parte di un carico che appare coperto da uno strato molto spesso di sabbia, portata dalle correnti sottomarine.

Il recupero dell’anfora avvenuto questa mattina, – evidenzia l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – ha un’importante valenza, sia per il valore intrinseco del rinvenimento, sia perché testimonia la passione con cui opera chi si occupa di archeologia subacquea e che, attraverso la Soprintendenza del Mare, è interlocutore prezioso della Regione. L’individuazione, il recupero e il mantenimento del patrimonio culturale, sia esso sepolto sotto terra che sommerso dall’acqua, è una risorsa importante della nostra storia che va compreso e custoditoÈ emozionante pensare come del ritrovamento odierno si sarebbero perse le tracce se un appassionato e scrupoloso funzionario dell’amministrazione regionale, a capo del nucleo sub, non avesse indagato per rintracciare il testimone capace di ricostruire, sulla base della propria memoria, il luogo del relitto, di cui il tempo aveva sbiadito (e avrebbe cancellato) la memoria”. 

Dopo il recupero di 50 anni fa, le tracce della nave si erano perse nel tempo e solo oggi, grazie alla narrazione raccolta da Stefano Vinciguerra che guida il gruppo sub della SopMare, e alla presenza in una ricognizione in mare dello stesso Ciccio Pedone, si è potuto a individuare il luogo esatto dove giace il relitto, effettuarne il rilievo in 3D e recuperare un’anfora da sottoporre ad approfondite indagini diagnostiche presso i laboratori del Roosevelt.

Saranno le indagini di laboratorio, adesso, a fornirci ulteriori dettagli circa le datazioni, i contenuti delle anfore e quanto necessario a circoscrivere il relitto e la sua storia. 

Con il recupero di oggi – dice la Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni – si concludono le operazioni di individuazione di un relitto dimenticato, che si devono allo spirito di iniziativa di Stefano Vinciguerra, esperto sub e responsabile del nostro gruppo subacqueo che, sulla base di frammenti di memoria, ha provveduto a rintracciare il testimone, portarlo sul luogo dell’inabissamento e recuperare, sulla base di punti di riferimento personali di Ciccio Pedone, il luogo in cui si trova la nave. È importante evidenziare, infatti, come in moltissime delle operazioni della SopMare è di fondamentale importanza il ruolo svolto dai sub, dai diving e dai semplici appassionati che svolgono il ruolo di vere e proprie sentinelle del mare”.

Nel recupero odierno un ruolo fondamentale hanno avuto, oltre a Ciccio Pedone un vero e proprio pioniere, anche Salvatore Ferrara e Pasquale Giannantonio (quest’ultimo operatore tecnico subacqueo ed esperto pilota ROV che lavora in piattaforme offshore), appassionati di archeologia subacquea e storici collaboratori esterni della Soprintendenza del Mare.

Si ringrazia la Polizia di Stato che, con il proprio gruppo subacqueo di sommozzatori: Ispettore Daniele Testa e gli Assistenti capo coordinatore Salvatore Crisà, Umberto Ferrante, Dario D’Angelo, Ass. capo Giuseppe Inno, hanno operato attivamente al recupero. Un ringraziamento all’Ufficio Locale Marittimo di Mondello della Guardia Costiera per la preziosa collaborazione.

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