Torretta- Op. Crystal Tower, i boss d’oltreoceano cercano di investire in Sicilia
I boss d’oltreoceano cercano canali di investimento in Sicilia. E’ quanto emerge dalle indagini dei carabinieri del nucleo Investigativo che ieri ha portato a 10 arresti a Torretta. Il legame fra Cosa Nostra americana e quella dell’isola si sarebbe ancor più consolidato e Torretta, che fa parte del mandamento di Passo di Rigano, quello degli Inzerillo, non è più il clan dei “perdenti” o degli “scappati”. La morte di Totò Riina gli avrebbe restituito il potere. Gli investigatori, nel fascicolo, ricostruiscono la visita che un membro del clan Gambino di New York avrebbe fatto tre anni fa in Sicilia. Si tratta del 65enne Ernest Grillo che in quell’occasione sarebbe stato accolto dall’imprenditore Natale Puglisi ritenuto organico al clan di Torretta e finito in manette nel blitz antimafia della scorsa notte. Grillo avrebbe incontrato a Torretta Raffaele Di Maggio, ritenuto il nuovo capo della famiglia mafiosa. Le indagini coordinate dalla Dda hanno portato nove persone in carcere, una agli arresti domiciliari e una all’obbligo di dimora nel comune di residenza. Ruolo di rilievo nel clan avrebbe Raffaele Di Maggio, figlio dello storico esponente mafioso Giuseppe Di Maggio detto ‘Piddu’, morto nel gennaio 2019. Fedelissimi del boss erano Ignazio Antonino Mannino, anche lui con funzione direttiva e organizzativa, Calogero Badalamenti cui era stata affidato il controllo sul territorio di Bellolampo, I pizzini per Matteo Messina Denaro passavano da Torretta. Il ruolo di raccoglitore dei messaggi lo avrebbe svolto, secondo gli investigatori Lorenzo Di Maggio, detto “Lorenzino”, tornato in libertà nel 2017. E’ il pentito Antonino Pipitone che lo accusa di essere stato il postino dei messaggi per il capomafia di Castelvetrano. “Gran parte dei pizzini sia della provincia che dei mandamenti di Palermo che dovevano arrivare al superlatitante arrivavano sempre a lui”, ha sostenuto il collaboratore di giustizia. “I biglietti gli venivano consegnati dove lavorava o a casa della madre”. Pipitone ha svelato che i pizzini venivano poi consegnati da Di Maggio a Calogero Caruso, “il quale a sua volta li consegnava a Campobello di Mazara, utilizzando l’auto del Comune di Torretta dove Caruso all’epoca lavorava”. Lorenzo Di Maggio, detto ‘Lorenzino’ scarcerato nell’agosto del 2017 e sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Carini, Calogero Caruso, detto Merendino, ritenuto una figura di vertice della ‘famiglia’, il nipote Filippo Gambino e Calogero Christian Zito, che faceva la spola tra la Sicilia e gli Usa. Le attività indagine hanno interessato anche due fratelli imprenditori edili di Torretta. Le indagini hanno documentato il legame con esponenti di spicco di “cosa nostra” statunitense capace di condizionare, attraverso propri emissari, gli assetti criminali della cosca. La mafia di Torretta si sarebbe inserita nel tessuto economico legale, tra edilizia, agricoltura e allevamento di bestiame attraverso il diretto intervento nelle dinamiche di compravendita degli animali e dei terreni. Il clan avrebbe controllato inoltre le commesse pubbliche e private non solo a Torretta ma anche nei comuni limitrofi di Capaci, Isola delle Femmine e Carini, oltre che in alcuni quartieri di Palermo che fanno capo al “mandamento” di Passo di Rigano.