Bancarotta, riciclaggio e fatture false, sotto torchio la Cogesi: arresti tra Partinico e San Giuseppe Jato
Stamattina all’alba ad eseguire gli arresti e gli altri provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Palermo sono stati i carabinieri e i finanzieri delle Compagnie di Partinico. L’indagine, coordinata dalla procura di Palermo, era stata avviata nel settembre 2018 dopo l’incendio di alcuni mezzi nell’autoparco del Comune di Partinico. I carabinieri, grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, avrebbero raccolto prove che dimostrerebbero il collegamento tra l’atto intimidatorio e la procedura di nolo dei mezzi destinati al servizio di raccolta dei rifiuti aggiudicato alla Cogesi. Agli arresti domiciliari sono finiti il trentaseienne jatino Stefano Lo Greco, la moglie ventisettenne Valentina Mangano ed il cugino Michele Lo Greco, di 30 anni. Per lo zio Vincenzo Lo Greco, 71 anni di Partinico, è scattato invece l’obbligo di dimora. Nell’indagine è coinvolto anche un dipendente del Comune di Partinico, Giuseppe Gallo, sospeso dal servizio in virtù di una misura interdittiva. E’ invece indagato a piede libero il commercialista che si occupava della contabilità dell’azienda che opera nel settore dei rifiuti. Secondo l’ipotesi accusatoria della procura, gli indagati sarebbero ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e quote societarie, inadempimento di contratti per pubbliche forniture, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio. Durante l’indagine scaturita dopo l’incendio dei mezzi nell’autoparco comunale, i militari dell’Arma hanno scoperto una presunta connivenza tra il dipendente comunale e gli amministratori di diritto e di fatto dell’azienda. L’impiegato non avrebbe contestato alla ditta diversi inadempimenti contrattuali: nolo di mezzi in misura inferiore a quella dichiarata, impiego di mezzi privi di revisione e non iscritti all’Albo dei Gestori Ambientali, le mancate messa in mora e risoluzione del contratto. Ma anche l’omessa comunicazione all’Anac della prematura interruzione del rapporto contrattuale. Dai successivi accertamenti affidati alla Guardia di Finanza, sarebbe emerso che gli indagati avrebbero messo in atto “un fittizio aumento del capitale sociale della Cogesi con il mero fine di accrescere la solidità economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda ed accedere così a bandi di gara più consistenti, inducendo in errore la pubblica amministrazione e continuando ad arricchirsi indebitamente con l’aggiudicazione illecita degli appalti indetti da vari enti locali per la gestione dei rifiuti”. Vengono contestate finte spese per l’acquisto di carburante ed operazioni simulate con una ditta individuale di fatto a loro riconducibile. Inoltre, secondo i finanzieri, gli indagati avrebbero distratto l’intero patrimonio aziendale della Cogesi, portandola al fallimento, acquistando immobili e beni di lusso: un appartamento a Montecarlo, imbarcazioni, Ferrari, Range Rover e Rolex. Nel frattempo avrebbero costituito una nuova ditta: la Eco Industry S.r.l. con sede in San Giuseppe Jato. Nel provvedimento cautelare, il Gip ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del complesso aziendale della Eco Industry, di un immobile a San Cipirello e di due autovetture di lusso. Il tutto per un valore complessivi stimato in oltre 2 milioni e mezzo di euro.
Non è la prima volta che la Cogesi ed i suoi amministratori finiscono nei guai: tra settembre ed ottobre del 2019 era arrivata l’interdittiva antimafia, il sequestro di beni per un milione e 500 mila euro ed un incendio che distrusse 22 mezzi per la raccolta dei rifiuti. La ditta è inoltre citata nei decreti di scioglimento dei Comuni di San Cipirello e Partinico.
“L’operazione odierna è nella scia dell’intenso impegno informativo e investigativo dell’Arma su un territorio complesso, che ha portato nell’ultimo biennio a promuovere la procedura di scioglimento dei comuni di San Cipirello e di San Giuseppe Jato e del consiglio comunale di Partinico – sottolinea il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo -. Il monitoraggio costante, questa volta in sinergia preziosa con i colleghi della guardia di finanza, ha fatto emergere elementi di responsabilità nel delicato settore della gestione dei rifiuti, un ambito che si è spesso mosso nell’ombra della criminalità organizzata. Il nostro impegno sul territorio prosegue e punta a liberare la comunità dai condizionamenti e dalle inefficienze generate dall’illegalità”.