Sequestrati beni per 600 mila euro a due imprenditori ritenuti vicini a Cosa Nostra
La Polizia di Stato ha eseguito un sequestro di beni disposto dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Palermo, nei confronti di Scimò Luigi cl. ’63 e di Di Marzo Pietro cl.’89 con il quale è stato disposto il sequestro: di una società, sita a Palermo ed operante nel settore delle onoranze funebri; della quota pari al 50% di una società, sita a Bagheria, attiva nel medesimo settore; di due autoveicoli di grossa cilindrata, il tutto per un valore complessivo pari a circa 600.000,00 euro.
La pericolosità sociale di entrambi i soggetti, appartenenti alla consorteria mafiosa cosa nostra, è emersa dalle attività di indagine della Squadra Mobile di Palermo, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo-D.D.A., nell’ambito dell’operazione denominata “Maredolce 2”, confluita nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale di Palermo in data 26.06.2019, che ha avuto ad oggetto il contrasto dell’associazione mafiosa “cosa nostra” nel territorio di Brancaccio.
In particolare, nell’ordinanza sopra richiamata, viene messoin risalto il ruolo centrale di SCIMÒ Luigi nell’ambito della famiglia mafiosa operante nel territorio palermitano di “Corso dei Mille”, in quanto ritenuto promotore e organizzatore delle illecite attività economiche poste in essere nel territorio di riferimento, ritenute oltremodo remunerative per la consorteria mafiosa, quali la gestione del traffico di “Tabacchi Lavorati Esteri” e di sostanze stupefacenti, nonché la gestione, anche per interposta persona, di imprese aventi ad oggetto la distribuzione delle c.d. mini slot.
Anche il ruolo di DI MARZO Pietro, genero di SCIMÒ Luigi, è emerso nell’ambito delle indagini in quanto soggetto perfettamente inserito nelle logiche criminali di “cosa nostra” che si è messo a disposizione del sodalizio mafioso di cui è organico, sposandone le modalità operative; in particolare, si è distinto per aver curato gli incontri del suocero con altri rappresentanti di vertice delle altre famiglie mafiose presenti nel territorio palermitano, nonché per aver ricoperto, per conto del sodalizio criminale di appartenenza, un importante ruolo nella gestione del traffico degli stupefacenti con le organizzazioni criminali presenti nel territorio calabrese.
Traendo spunto da tali evidenze investigative, l’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della locale Divisione Anticrimine della Questura di Palermo ha condotto indagini patrimoniali nei confronti dei predetti e dei relativi nuclei familiari, accertando una sproporzione economica tra gli acquisti effettuati ed i redditi percepiti, a conferma dell’utilizzo di risorse finanziarie di natura illecita.
L’odierno provvedimento assume un’importante valenza in quanto, grazie alla sinergica attività congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Palermo, entrambi titolari del potere di proposta dell’applicazione di misure di prevenzione, si mira a restituire alla comunità i beni illecitamente accumulati da “cosa nostra”.