Naufragio Nuova Iside, il Riesame motiva scarcerazione armatore Vulcanello: ma resta indagato
“Nessun consapevole e deliberato proposito di immutare artificiosamente lo stato e le condizioni della nave o l’intenzione di rafforzare l’altrui condotta a titolo di concorso morale”. Con queste affermazioni il Tribunale del Riesame di Palermo è entrato nel merito dell’accusa formulata e sfociata nell’arresto, poi annullato, dell’Armatore della società Augusta Due, Raffaele Brullo “e ne ha sancito – si legge in una nota – la totale estraneità in ordine ai fatti relativi all’affondamento del peschereccio Nuova Iside e alle accuse che gli erano state mosse”, facendo venire meno le esigenze cautelari.
Nel documento, la società di navigazione mercantile esprime soddisfazione per quello che il collegio di difesa avrebbe definito il “dissolvimento di un equivoco processuale”.
Ma Raffaele Brullo resta indagato nell’inchiesta che vede attualmente in carcere altre tre persone accusate a vario titolo di naufragio, favoreggiamento e frode processuale per l’affondamento del motopesca della marineria di Terrasini che, il 12 maggio dello scorso anno è costato la vita a Matteo, Vito e Giuseppe Lo Iacono.
Il comandante della petroliera Vulcanello Gioacchino Costagliola, il terzo ufficiale di coperta Giuseppe Caratozzolo e il timoniere romeno Mihai Jorascu che in un primo momento si era reso irreperibile, si trovano tutti rinchiusi nei penitenziari di Poggioreale e Locri.
Secondo l’inchiesta portata avanti dal Sostituto Procuratore Ennio Petrigni e dall’Aggiunto Vincenzo Amico contro gli indagati, la sera del 12 maggio dello scorso anno “per 24 lunghissimi minuti, sulla plancia del bastimento, in rotta con il pilota automatico e in modalità diurna, il monitor del radar ha continuato a segnalare la presenza del peschereccio” e che l’equipaggio in servizio abbia ignorato l’allarme. Inoltre, secondo l’accusa avallata anche dal Gip Annalisa Tesoriere che ha firmato gli ordini di custodia cautelare, “i due ufficiali e il timoniere si sarebbero accorti della collisione e che come se nulla fosse successo, avrebbero preferito proseguire e non lanciare alcun allarme”.
Eppure la tragedia si sarebbe potuta evitare : in primis, prima dell’impatto spostando il timone di qualche grado per evitare lo speronamento, e dopo l’errore fatto lanciando il dovuto sos per consentire anche ad altri natanti di intervenire per soccorrere l’equipaggio della Nuova Iside che si sarebbe potuto salvare. L’autopsia sul corpo senza vita di Giuseppe Lo Iacono, restituito dal mare per primo, ha rivelato che il pescatore fosse rimasto vivo per almeno 24 ore in acqua, prima di cedere e lasciarsi andare tra gli abissi.
Stando ai risultati delle indagini dell’inchiesta, la Vulcanello avrebbe anche trascinato il peschereccio per una trentina di secondi e, il comandante Gioacchino Costagliola, il terzo ufficiale Giuseppe Caratozzolo e il timoniere romeno Mihai Jorascu, “hanno mostrato di governare la navigazione in spregio alle elementari regole di prudenza”.
In quanto all’armatore dell’Augusta Due, società proprietaria della petroliera, il 75enne Raffaele Brullo per cui sono venute meno le esigenze cautelari, secondo la Procura avrebbe cercato di nascondere i segni dello speronamento dopo aver saputo del procedimento penale in corso a seguito del sequestro della Vulcanello e della documentazione di bordo avvenuta lo scorso 21 maggio.
Come prova a suo carico ci sarebbe anche uno scambio di mail tra il comandante della petroliera Gioacchino Costagliola e Salvatore Di Nucci rappresentante dell’Augusta 2 e, per conoscenza inviate a Brullo, da cui si evincerebbe la volontà da parte della società armatrice di occultare gli eventuali segni della collisione; lavori svolti durante la navigazione tra Augusta e Vibo Valentia, prima che la nave venisse messa sotto sigillo.