Castellammare del Golfo, Mons. Crociata fermo sulle sue posizioni : “ci vuole più tolleranza”
Nonostante il vespaio di polemiche che le opinioni esternate sui social da Mons. Michele Antonio Crociata hanno innescato, il prelato castellammarese, ex parroco nella frazione di Balata di Baida e docente di lettere in pensione, non indietreggia di un passo. Padre Crociata aveva espresso dissenso sui social circa l’opportunità di contattare il numero telefonico di emergenza 1522 per le donne vittime di abusi in casa che intendono far partire l’iter di allontanamento e protezione. ” La violenza è inconciliabile con i principi cristiani – ribadisce – ma il prete deve fare il prete e cercare di tenere unita la famiglia. Non si abbandona il tetto coniugale per delle sciocchezze. Non me la sento e non me la sono mai sentita di consigliare a qualcuno di lasciare il coniuge – spiega – e non devo essere io a farlo: il sacerdote deve essere un punto di riferimento per la pace e per la riconciliazione della famiglia, cellula fondamentale della società e dello Stato. Poi, chi desidera farlo lo faccia: non serve il mio permesso”. Tra le reazioni che le affermazioni di Mons. Crociata hanno provocata, quella della senatrice penta stellata e vicepresidente della commissione d’inchiesa sul femminicidio Cinzia Leone”. “Forse il Monsignore Antonio Michele Crociata non comprende bene la gravità delle sue parole sulla violenza di genere e domestica dice – si tratta di un fenomeno diffuso, che distrugge la psiche di tantissime persone ogni giorno. L’uscita di Crociata sarebbe solo ridicola se non si trattasse, appunto, di un Monsignore, che, evidentemente mostra di essere del tutto alieno rispetto alle vere criticità della nostra società. Il suo atteggiamento dispregiativo e superficiale verso i presidi a tutela delle donne – prosegue Leone – primo fra tutti quello del 1522, e di tutto il prezioso lavoro degli operatori che vi gravitano è pericoloso e inaccettabile. Nel nostro Paese troppo a lungo si è radicata una cultura che giustifica un ruolo sottomesso delle donne al capofamiglia. E anche questo ha contribuito a rendere invisibile la violenza domestica. Ma il Monsignore – conclude la senatrice di San Giuseppe Jato – a quale concilio Vaticano è rimasto bloccato”?” Denunciare non serve sempre – ribatte don Crociata – a volte si giunge a brutti esiti nonostante la denuncia”. Secondo don Crociata quando all’interno della famiglia si innescano meccanismi di violenza psicologica e fisica bisogna “coltivare le virtù per contrastare i vizi e cercare di perfezionarci, ricordando che non esistono mogli e mariti perfetti. In pratica invita a resistere, a suo avviso anche per tutelare i figli che, nei casi di denuncia, spesso vengono sottratti alle famiglie per affidarli ad istituti o ad altre persone. Se proprio la situazione dovesse essere insopportabile, per il prelato basta che i figli ricorrano ai nonni o agli zii, quale soluzione in buona pace. “Il prete deve fare il prete ed essere uomo di riconciliazione, mai giudice”. Afferma irremovibile padre Michele Crociata, “non giudico -aggiunge – i confratelli che agiscono in modo diverso dal mio, anche se non immagino un prete che non voglia l’interesse della comunione familiare. Contraendo matrimonio si rinuncia alla propria vita per donarla al coniuge e che poi insieme la si dona ai figli. Non è come il fidanzamento che se qualcosa non va ti riorganizzi da un’altra parte. In una famiglia – conclude – si devono valutare gli interessi di tutti non i propri”. Sui social è esploso un tam tam di critiche contro le affermazioni del sacerdote, ma nulla sembra avergli fatto cambiare idea o posizione.
Castellammare del Golfo, prete invita donne vittime di abusi in famiglia a non denunciare