Naufragio Nuova Iside, torna libero l’armatore della petroliera “Vulcanello M”
Scarcerato e tornato in libertà l’armatore della petroliera «Vulcanello». Il Tribunale del Riesame ha revocato gli arresti domiciliari inflitti al 74nne Raffaele Brullo, Ceo del gruppo Augusta Due, società a capo della nave ritenuta responsabile dell’affondamento del peschereccio di Terrasini «Nuova Iside», a causa del quale nel maggio scorso morirono Matteo, Vito e Giuseppe Lo Iacono. L’indagato era accusato di frode processuale e favoreggiamento. Sulla scarcerazione è intervenuta la società armatrice con una nota che cita testualmente: “Annullato il provvedimento di custodia cautelare dell’armatore Raffaele Brullo, Ceo del gruppo Augusta Due, che torna in libertà con decorrenza immediata. Il provvedimento che annulla l’ordinanza cautelare del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, è stato assunto poche ore fa dal Tribunale del riesame, esaminati i documenti relativi all’inchiesta in corso sull’affondamento del peschereccio Nuova Iside e al presunto coinvolgimento in questo sinistro della petroliera “Vulcanello M” in navigazione al largo di San Vito Lo Capo, il 12 maggio 2020. Raffaele Brullo torna quindi in libertà e resta saldamente al timone della sua compagnia di navigazione Augusta Due che non ha mai ceduto neppure nei momenti più complessi e difficili”. Il provvedimento del Riesame, deciso dal collegio presieduto da Simona Di Maida, ha accolto il ricorso degli avvocati Giovanni Di Benedetto e Filippo Dinacci. Tra 45 giorni si conosceranno le motivazioni.
Secondo la ricostruzione degli investigatori e della Procura di Palermo, la «Vulcanello» avrebbe speronato il «Nuova Iside», mentre il natante si trovava al largo di San Vito Lo Capo lo scorso 12 maggio, provocandone il naufragio e la morte dei tre membri dell’equipaggio composto da padre, figlio e cugino.
L’armatore era finito sotto inchiesta in quanto avrebbe ordinato di nascondere i segni dell’impatto, riverniciando la nave. “Tale condotta, manifesta – sosteneva il gip – la volontà da parte della società armatrice di occultare eventuali segni della collisione dopo essere venuti a conoscenza del procedimento penale a seguito del sequestro avvenuto il 21 maggio scorso insieme alla documentazione di bordo”. Anche questa una ricostruzione smentita dalla difesa secondo cui la riverniciatura della parte superiore della prua era già stata prevista e sarebbe stata effettuata, sostengono gli avvocati, durante la navigazione. La procura sostiene che timoniere e due ufficiali si sarebbero accorti della collisione ma avrebbero proseguito come se nulla fosse accaduto, impedendo così a chiunque di prestare soccorso all’equipaggio del motopesca Nuova Iside. Le motivazioni del provvedimento di scarcerazione potranno chiarire lo status quo dell’inchiesta. In ogni caso, in attesa che si pronunci il tribunale della Libertà, gli altri due indagati restano rinchiusi in carcere.