Valle Jato, i due comuni da oggi zona rossa: si indaga su presunte feste clandestine
«Ci sono state in provincia, per quanto ne sappiamo, feste di Carnevale e raduni impropri. Questo è un rischio perché aumentano i contagi». Parole profetiche, quelle del commissario straordinario per l’emergenza Covid, Renato Costa. Lui lo aveva detto due giorni fa e da oggi, così come deciso dal presidente della Regione Nello Musumeci, San Cipirello e San Giuseppe Jato sono zona rossa. Tutto chiuso, attività fuori dalle abitazioni ridotte al minimo. Perché galeotto fu il Carnevale. Il sospetto è che possano esserci state feste private tra il fine settimana di metà mese e il martedì grasso. Quando la Sicilia era ancora in zona arancione. Da giorni, sui social, tanti cittadini dei due paesi puntano l’indice contro una festa in una villa di campagna. Vero, falso? C’è stata, non c’è stata? Con certezza non si sa ma la voce corre, il sospetto è forte. Un appuntamento clandestino a cui avrebbero preso parte oltre un centinaio di ospiti. Sospetti, sì, su cui però indagano i carabinieri delle due stazioni dei paesini confinanti tra di loro. Se accertato, tutti i partecipanti rischiano una multa da mille euro. E qualora dall’assembramento siano scaturiti contagi, si rischia anche la denuncia penale. Per una stupida festa in un momento in cui tra l’altro si doveva restare a casa, di sera, col coprifuoco. Il lockdown per i due Comuni parte dunque oggi. Per due settimane, fino all’11 marzo, a San Giuseppe Jato e San Cipirello resteranno chiuse tutte le scuole, dall’infanzia alle superio ri. Così come gli uffici pubblici e le attività commerciali al dettaglio. È inoltre previsto il divieto di accesso e di allontanamento dai territori comunali. Ci si potrà spostare solo per «comprovate esigenze». I Comuni sono entrambi commissariati: sono stati proprio i vertici prefettizi a far partire le segnalazioni, assieme al dipartimento di prevenzione dell’Asp di Partinico. A preoccupare era stata proprio l’incidenza settimanale dei contagi, registrata tra il 15 e il 22 febbraio. A San Cipirello, dove risiedono 5212 abitanti, si è passati da 34 a 64 casi. Il rapporto del numero dei positivi ogni mille abitanti è così schizzato a 12,47. Nella stessa settimana nel confinante paese di San Giuseppe Jato, dove vivono 8375 persone, l’indice era di 8,95, ma si è passati da 15 a 75 positivi. Troppi casi e nel giro di pochi giorni. Scoperti soprattutto grazie agli screening di massa e ai successivi approfondimenti fatti dall’Usca nei nuclei familiari in cui sono emersi i casi di positività. La presenza di focolai del Covid-19 nei due centri limitrofi potrebbe però essere legata anche a «incendi non spenti». Già a metà ottobre c’erano, infatti, 109 positivi. I casi, tra fine novembre e gennaio, si erano dimezzati. Per poi aumentare nuovamente a febbraio. A lanciare l’allarme nei giorni scorsi erano stati i medici di famiglia. «Il tasso di contagiosità di questa seconda ondata è nettamente superiore a quanto avvenuto in precedenza. Quasi certamente abbiamo a che fare, almeno in parte, con la variante inglese», spiegava Francesco Salamone, il medico autore di un messaggio che è diventato virale. Per l’ex sindaco jatino Giuseppe Siviglia la situazione dei contagi è riconducibile “all’assenza della politica”: “Con una normale gestione dei due comuni – scrive in una nota -, la situazione sarebbe diversa. Con un sindaco e consiglio eletti dal popolo, conoscitori del territorio e dei bisogni dei propri concittadini, con la capacità di dialogo che nessuna commissione o commissario può avere, prettamente per una questione di ruoli istituzionali diversi”. L’ex primo cittadino, che ha amministrato San Giuseppe Jato dal 2002 al 2012, lamenta la mancata “interlocuzione di ordine politico e sociale col Presidente della Regione”. Per Siviglia “si potevano limitare i danni”.