Operazione Cutrara, il 10 marzo il Gup decide “rinvii a giudizio” e “ammissioni parti civili”
Nella seconda udienza preliminare celebrata nei confronti degli indagati coinvolti nell’operazione antimafia Cutrara, il comune di Castellammare del Golfo, rappresentato dall’avvocato Antonino Rallo del Foro di Marsala, ha avanzato richiesta di costituzione di parte civile al GUP del Tribunale di Palermo Annalisa Tesoriere, la quale ha rinviato la decisione che interessa anche un nutrito cartello di sodalizi: tra cui l’associazione antiracket e antiusura alcamese, l’antiracket di Trapani, la Codici, la Castello Libero, la Fondazione Caponnetto e una delle parti offese. Nella prossima udienza, fissata già al prossimo 10 marzo, il Gup Tesorieri si esprimerà sull’eventuale ammissione o esclusione delle richieste pervenute, oltre a sentire in aula l’indagato Daniele Sala per poi procedere con l’eventuale rinvio a giudizio e la possibilità per tutti i soggetti coinvolti di decidere con quale rito venire processati. Intanto, sono state prodotte nuove perizie tecniche e documentazione di parte da alcuni legali, tra questi l’avvocato Giacomo Frazzitta del Foro di Marsala e il legale Fabrizio Biondo del Foro di Palermo che difendono il sindaco di Castellammare del Golfo Nicolò Rizzo, su cui pende l’accusa di favoreggiamento reale aggravato dall’aver favorito la mafia. Anche il Pm Francesca Dessì ha prodotto ulteriori annotazioni di servizio in merito alla posizione di uno degli indagati. L’operazione Cutrara condotta lo scorso mese di giugno dai carabinieri del Ros contro Cosa Nostra castellammarese coinvolge ben 21 persone, molte delle quali finite in manette. In primis Francesco Domingo, detto Ciccio Tempesta, considerato il capomafia locale, Francesco Ancona, Diego Angileri, Felice Buccellato, Vito Di Benedetto, Rosario Antonino Di Stefano, Lilla Di Bartolo, Nicola Di Bartolo, Francesco Di Bono, Camillo Domingo, Francesco Foderà, Salvatore Labita, Daniele La Sala, Salvatore Mercadante, Gaspare Maurizio Mulè, Antonino Sabella, Francesco Stabile, Carlo Valenti e Francesco Virga. L’inchiesta coinvolge pure il primo cittadino castellammarese Nicolò Rizzo a cui viene contestato di avere incontrato a casa di un congiunto il boss del paese.