Mafia, condannati col reddito di cittadinanza: sequestri pure a Carini e Partinico
145 persone di Palermo e provincia, tra cui 50 soggetti condannati per reati di mafia, estorsioni e traffico di droga e 95 loro familiari, sono finiti nel mirino delle fiamme gialle per avere omesso le pene scontate in carcere al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. Tutti sono accusati di truffa aggravata e, a 26 di loro la Guardia di finanza ha già notificato i provvedimenti di sequestro preventivo d’urgenza, così come dispostoi dal procuratore aggiunto di Palermo Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco. “Abbiamo ricostruito la lista di tutti i condannati per reati di mafia degli ultimi dieci anni e l’abbiamo incrociata con quella dei percettori del reddito di cittadinanza. Un’analisi di 1.200 nomi – spiega il colonnello Alessandro Coscarelli, comandante del Gruppo di Palermo delle fiamme gialle. Le sorprese sono state tantissime. Incassava il sussidio anche Vincenzo Vallelunga, esponente della famiglia mafiosa di Carini, che anni fa gestiva un lucroso investimento del clan in favore di un imprenditore che doveva realizzare un complesso turistico. Reddito di cittadinanza anche per Maria Vitale, la postina dei boss di Partinico: dopo l’arresto del padre e dello zio, i boss Leonardo e Vito Vitale, portava le notizie fuori dal carcere. Aveva incassato 4.000 euro.
“Quest’indagine – spiega il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale delle Fiamme gialle – rientra in una più ampia strategia operativa che vede la Guardia di finanza impegnata a contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico sano nonché a tutela dei cittadini onesti che hanno concretamente bisogno dei sussidi pubblici soprattutto in questo periodo di crisi”. La Finanza lavora in stretto con l’Inps, “per l’irrogazione delle sanzioni previste e per il recupero delle somme indebitamente percepite”, spiega il generale Quintavalle.
I sequestri, convalidati dal gip Ermelinda Marfia, variano da 700 a 10.400 euro, in base alle somme percepite per un totale di 1 milone e 200 mila euro. Per i mafiosi, il reddito di cittadinanza serve per farsi credere poveri nel tentativo di evitare sequestri e confische.