San Cipirello, giovedì confronto in aula tra i Sottile e le vittime di usura
Si è aperto il procedimento dibattimentale con rito ordinario a carico di Santo e Alessandro Sottile, imprenditori edili di San Cipirello accusati di usura ed estorsione. Giovedì prossimo, nell’aula della quinta sezione penale del tribunale i due si confronteranno ad visu con le presunte vittime Atanasio Fava e lo zio Pietro Aiello, gestori del bar Albatros di Viale Strasburgo tra il 2016 e il 2017. I due imputati sono agli arresti domiciliari e nei loro confronti è caduta l’accusa di associazione a delinquere che gli era stata contestata assieme ad Agata Biondolillo, seconda moglie di Santo Sottile, la cui posizione è stata archiviata. Sulla testa di padre e figlio pendono oltre 20 i capi d’imputazione per vari episodi di usura e false fatturazioni scoperte dalle fiamme gialle. Il faccia a faccia tra i proprietari dell’Albatros e Santo e Alessandro Sottile si preannuncia scottante. Pietro Aiello aveva messo a verbale che da Sottile aveva già ottenuto, e ripagato con gli interessi, un prestito di 50 mila euro. Poi però ne ha dovuto chiedere un altro di 75 mila; so,,a che Santo Sottile gli avrebbe consegnato in un’unica soluzione in contanti e in assegni intestati alla «EdilserviceSottile», chiedendo in garanzia 9 assegni dell’importo di 12.500 euro ciascuno per un totale di 112.500, di cui 37.500 a titolo di interessi. Pochi giorni dopo, però, secondo l’accusa Sottile avrebbe riconvocato Aiello presso gli uffici della propria azienda finita sotto sequestro, imponendo alla vittima l’emissione di fatture false per giustificare la somma ricevuta. La difesa ha contestato tale ricostruzione, ma la tesi deve ancora essere dimostrata in aula dagli avvocati Giuseppe Di Cesare e Gioacchino Sanfilippo . L’imprenditore Santo Sottile una decina di anni fa venne sospettato di essere uno dei prestanome del boss Giovanni Brusca. Sarebbe stato l’ex capo di Cosa Nostra di San Giuseppe Jato il reale proprietario di un appartamento in via Pitrè a Palermo che, risultava invece intestato a Sottile; il collaboratore di giustizia venne poi assolto dall’accusa di intestazione fittizia di beni e per Santo Sottile, che aveva sempre negato tutto, si archiviò il caso.