Cinisi, casolare conteso: il figlio di don Tano denuncia il sindaco Palazzolo
Torna alla carica il figlio di Don Tano per riappropriarsi del casolare conteso con il comune di Cinisi. Il 60enne Leonardo Badalamenti, tornato in libertà dopo essere finito in manette poiché considerato latitante dalla magistratura brasiliana per traffico di stupefacenti, ha denunciato il sindaco Giangiacomo Palazzolo su cui la Procura di Palermo ha aperto un fascicolo chiedendo ai carabinieri della locale stazione di interrogarlo «come persona nei cui confronti vengono svolte indagini», stando alla dicitura del verbale redatto ieri nei suoi confronti. La querelle tra i due è cominciata l’estate scorsa. Era il 23 luglio, quando il figlio dello scomparso capomafia aveva protocollato al Comune di Cinisi un documento con cui rivendicava il diritto di riappropriarsi di un bene che era stato sottratto “illecitamente” alla sua famiglia, intimando l’esecutivo a sgomberarlo. Si tratta del vecchio casolare di contrada Uliveto che sorge tra le cosiddette “Case Napoli” che l’Agenzia dei Beni confiscati assegnò al comune di Cinisi nel 2010; un bene che nel frattempo era stato sottoposto ad interventi di ristrutturazione grazie ad un finanziamento europeo di 370 mila euro ottenuto dall’ente locale attraverso il Gal del Golfo di Castellammare per realizzare nel sito iniziative finalizzate alla valorizzazione della vacca cinisara e il mercato ortofrutticolo ed affidarne una parte a Casa Memoria per mostre ed incontri legati all’impegno civile di amici e familiari di Peppino Impastato che, proprio Don Tano fece barbaramente uccidere. Ciò nonostante, lo scorso due luglio, la Corte di assise di Palermo aveva revocato la confisca e formalmente restituito l’edificio agli eredi del defunto boss mafioso Tano Badalamenti; i giudici avevano riconosciuto un errore nel provvedimento con cui lo Stato lo aveva sottratto a Don Tano che lo ricevette in dono dalla sorella negli anni 70. Sia i militari di Cinisi che il sindaco Giangiacomo Palazzolo erano del tutto ignari della revoca quando, Leonardo Badalamenti, forte del provvedimento che gli notificarono i carabinieri di Castellammare del Golfo, in assenza di riscontri immediati alla sua formale richiesta, andò sul posto rompendo il catenaccio del cancello per riappropriarsene: ma i carabinieri della locale stazione lo fecero uscire e lo denunciarono. La Dia lo arrestò pochi giorni dopo. Tornato in libertà è riapparso per rivendicare la proprietà del casolare e, vantando l’esecutività di quella sentenza che gli consente di riottenerla, ha deciso di denunciare il sindaco Giangiacomo Palazzolo che sin dalla scorsa estate manifesta la volontà di non voler mollare la presa anche perché gli atti su cui fa leva il figlio del boss non sono mai stati notificati né agli uffici comunali, né allo stesso primo cittadino che è avvilito per il fatto che “un Badalamenti abbia portato in caserma un sindaco deciso a stare dalla parte dello Stato”. La Procura mi fa umiliare davanti ai miei cittadini- dice il sindaco Palazzolo – il figlio di “don Tano” entra ed esce dalla caserma come uno specchiato cittadino, mentre io che ho utilizzato un bene dallo Stato assegnato al comune, dopo avere speso i fondi europei, mi ritrovo a dovermi difendere”. Atti dovuti, sussurrano in Procura a Palermo, ma la situazione mette tutto in discussione anche perché, come ribadisce Palazzolo “nessuno al comune si sarebbe sognato di ristrutturare un immobile se non fosse stato consegnato dall’Agenzia dei beni confiscati”. E’ amareggiato il sindaco di Cinisi anche per le domande che gli sarebbero state fatte in caserma; da un verbale si legge che “viene escusso” anche in “ in relazione alle dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa in merito alla volontà di non rilasciare il bene”, come se gli si contestasse di parlare con i media sull’argomento scottante, che si intimasse a non farlo. La tensione sulla vicenda resta altissima e sull’epilogo vige l’assoluta incertezza.