Antimafia, “un’ora di lezione per Giuseppe Di Matteo”: tante le adesioni
A lanciare la proposta di dedicare un’ora di lezione a Giuseppe Di Matteo era stato il Parlamento della Legalità, l’associazione guidata dal presidente Nicola Mannino. L’idea è stata poi rilanciata nei giorni scorsi ad Altofonte dal giornalista Pino Nazio, autore del libro «Il bambino che sognava i cavalli». «Da allora –si legge in comunicato del Comune di Altofonte –sono state centinaia le scuole che hanno aderito alla proposta e molti studenti sono già al lavoro per restituire la loro visione di un dramma incancellabile. Poesie e disegni, video e racconti realizzati dagli studenti arrivano alla mail senzagiuseppe@outlook.com e nella sede del Parlamento della Legalità in via Venero 30 a Monreale. Tutti troveranno collocazione in un sito Web e una pagina Facebook. I lavori più interessanti saranno raccolti in un libro e diventeranno una mostra itinerante». L’annuncio è stata fatto ieri, nel giorno in cui Giuseppe Di Matteo avrebbe compiuto 40 anni. Venticinque anni fa però, a pochi giorni dal suo 15° compleanno, venne strangolato con una corda da Vincenzo Chiodo e sciolto nell’acido su ordine dell’allora boss Giovanni Brusca. Lo stesso che il 23 novembre del ‘93 lo aveva fatto rapire nel vano tentativo di spingere il padre, il collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, a ritrattare le informazioni fornite. Raggiunto in un maneggio di Villabate da finti agenti della Dia, il ragazzino venne portato in un casolare di Misilmeri e da lì iniziò il suo calvario. Tenuto legato e bendato, fu spostato da un covo all’altro nelle province della Sicilia occidentale. Gli ultimi sei mesi Giuseppe fu portato in contrada Giambascio, nelle campagne di San Giuseppe Jato, dove i Brusca avevano fatto costruire un bunker sotterraneo. Dopo la notizia della condanna all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo, Giovanni Brusca diede l’ordine di uccidere quel ragazzino che da piccolo aveva tenuto in braccio. Giuseppe Di Matteo venne così strangolato e sciolto nell’acido. Per quell’orrendo delitto, oltre ai collaboratori di giustizia Giovanni ed Enzo Brusca, Vincenzo Chiodo e Giuseppe Monticciolo, sono stati condannati, in diversi processi, anche Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza, Matteo Messina Denaro, Angelo Longo, Giuseppe Graviano, Luigi Giacalone, Francesco Giuliano, Salvatore Benigno, Salvatore Bommarito, Salvatore Grigoli, Michele Mercadante e Biagio Montalbano.