San Giuseppe Jato, referendum popolare per il riordino dei confini con Monreale
Nessun accordo tra i due Comuni. Saranno i cittadini a decidere sul riordino dei confini tra Monreale e San Giuseppe Jato. Il referendum si terrà quando sarà cessata l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. A stabilirlo nei giorni scorsi è stato il dipartimento regionale delle Autonomie locali. Dopo la pubblicazione del progetto in entrambi i Comuni, i due Consigli comunali erano stati chiamati a pronunciarsi: l’assise di San Giuseppe Jato aveva espresso voto favorevole. A votare contro, nell’aprile del 2018, erano stati invece 16 consiglieri della cittadina normanna. Ma il loro parere negativo, espresso nella delibera consiliare, era però privo di motivazioni. E da allora non sono state mai prodotte. Di qui la decisione dell’assessorato regionale alle Autonomie locali di proseguire l’iter per la consultazione referendaria. A cui saranno chiamati ad esprimersi i cittadini residenti nelle zone interessate dal riordino dei confini. Nel caso specifico si tratta di 158 residenti nelle contrade Dammusi, Signora, Ginestra e Bommarito. Il dipartimento regionale, dopo un’ul – teriore procedimento, sta infatti procedendo per la firma sul decreto assessoriale che autorizza il referendum. Il dipartimento regionale fa sapere anche la consultazione si svolgerà «non appena sarà cessata l’emergenza Covid». A decidere sui confini sarà dunque lo 0,49% dell’intera popolazione monrealese, che è di 32 mila abitanti. Più consistente è invece la fetta di territorio che la cittadina normanna potrebbe dover cedere: 2.154,88 ettari, che rappresentano circa il 4% dell’i n t e ro territorio monrealese, che è di 52.857 ettari. Gli amministratori della cittadina normanna avevano chiesto un ridimensionamento territoriale del progetto. Che però non c’è stato. Ad essere interessati dal riordino dei confini c’è anche un migliaio di proprietari di fondi agricoli che amministrativamente ricadono nell’agro monrealese. Si tratta di territori che Guglielmo II donò nel 1182 al monastero di Santa Maria La Nuova. Le aree interessate dal riordino si trovano però a pochi chilometri dal centro abitato jatino. I residenti pagano le tassa al Comune di Monreale senza usufruire di servizio. E disagi ci sono anche per la scelta del medico curante e delle scuole. Ad avanzare la proposta di riordino dei confini territoriali è stato 5 anni fa un comitato civico, che adesso si dice soddisfatto: «Avremmo voluto convocare un’assemblea cittadina – fa sapere il presidente Vincenzo Mandarino-, ma al momento le restrizioni per l’emergenza Covid lo impediscono. Chiederemo però un incontro al commissario straordinario Salvatore Graziano». Della delegazione faranno parte Mandarino, Giovanni Turdo e i due tecnici che hanno curato il progetto: l’ingegnere Giuseppe Macaluso e l’architetto Raffaele Basile. A firmare la petizione che accompagnava la richiesta di riordino dei confini furono 81 «aspiranti jatini» residenti però in territorio di Monreale. Per l’assessora – to regionale sono valide le loro motivazione hanno «fondamento giuridico-amministrativo». Ovvero l’att uale inquinamento e degrado ambientale, le difficoltà abitative, i disagi socio-assistenziali e la questione religiosa: in contrada Dammusi sorge –infatti- il santuario della Madonna della Provvidenza, patrona di San Giuseppe Jato.