Mazzette alla Regione, funzionario ai domiciliari per aver favorito il re dell’eolico Nicastri

Nuovo arresto della Dia nell’ambito dell’inchiesta  sulle mazzette all’assessorato regionale al’Energia  scaturita dall’arresto del re alcamese dell’eolico Vito Nicastri e del suo socio occulto Paolo Arata.

Ai domiciliari, con l’accusa di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio è finito il funzionario Marcello Asciutto di 58 anni.  Nei mesi scorsi, per la stessa mazzetta, era finito in carcere il suo collega partinicese Giacomo Causarano.

 Le indagini del procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e del sostituto Gianluca De Leo contestano ad Asciutto di aver fornito “informazioni sullo stato delle pratiche amministrativo e di aver predisposto provvedimenti autorizzativi e pareri illegittimi per la costruzione di impianti di biometano a Francofonte  e Calatafimi”.

  In cambio dei suoi favori, Asciutto avrebbe ricevuto mazzette per 30 mila euro.

Paolo Arata, l’ex consulente per l’energia della Lega, è sotto processo a Palermo per gli affari con Vito Nicastri, l’imprenditore alcamese ritenuto vicino all’entourage della primula rossa di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Il passaggio di denaro sarebbe avvenuto tramite il partinicese Giacomo Causarano,  già indagato e processato.

Nel 2015 la Dia ha confiscato a Vito Nicastri beni per 1,3 miliardi di euro. Nel 2018 l’imprenditore, che ha fatto una fortuna investendo nelle energie alternative, fu arrestato e per questo condannato in primo grado a 9 anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nicastri ha fatto delle dichiarazioni sulle mazzette, incastrando i funzionari complici, ma ha sempre negato di avere avuto rapporti con Messina Denaro.

Una tranche dell’inchiesta ha ipotizzato anche il pagamento di una tangente di 30 mila euro all’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri per l’approvazione di un emendamento che avrebbe dovuto far ottenere finanziamenti ai due soci, fu trasmessa a Roma per competenza. Siri ricevette un avviso di garanzia e lasciò l’incarico. Due giorni fa i pm romani hanno chiesto il rinvio a giudizio per il senatore Siri.

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