Mafia, confiscati beni per € 150 mln al costruttore Zummo
Posti i sigilli a undici aziende, centinaia di conti correnti e immobili costituiti da numerosi appartamenti, ville terreni e aziende agricole a Palermo e provincia, nonché cinque complessi residenziali nella provincia di Siena per un valore di 150 milioni di euro. La Dia di Palermo, su disposizione della Corte di Appello del capoluogo siciliano, ha eseguito un sequestro e una contestuale confisca dell’intero patrimonio di Francesco Zummo, imprenditore edile, accusato di essere “a disposizione” di Cosa nostra fin dai tempi di Riina e Provenzano per il riciclaggio di denaro nel settore edilizio”. Quattro anni fa, un’altra sezione della corte d’appello aveva ordinato la restituzione del patrimonio, la Cassazione ha annullato la decisione e disposto una nuova pronuncia. Il costruttore, oggi 88enne su cui aveva già indagato il giudice Giovanni Falcone, a partire dalla fine degli anni Sessanta, con il consuocero Vincenzo Piazza (ritenuto consigliere della famiglia mafiosa di Palermo-Uditore) e con il defunto socio e suo fedele braccio destro Francesco Civello, fu tra i principali responsabili del sacco di Palermo, ordito da Vito Ciancimino, realizzando un impero edile di circa 2.700 immobili. “Zummo è stato certamente un imprenditore colluso con Cosa nostra – hanno scritto i giudici – avendo intrattenuto rapporti personali, amicali ed economici con diversi esponenti mafiosi di primissimo piano. La corte d’appello parla di “collusione che ha comportato l’instaurazione di rapporti di reciproca utilità consistenti dal lato dell’imprenditore nella messa a disposizione per l’attuazione di molteplici prestazioni in favore delle cosche: ad esempio, l’affidamento di subappalti a imprese riconducibili a vario titolo ad uomini d’onore, l’intestazione di valori mobiliari di pertinenza di singoli affiliati”.