Alcamo, annullato il sequestro del laboratorio esami Koala di via Tasso
Il Tribunale del Riesame ha annullato il sequestro relativo al laboratorio Koala di Alcamo, finito nell’occhio del ciclone dopo una ispezione dei carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni che insieme alla Procura di Trapani hanno contestato ai titolari il fatto di avere utilizzato macchine non idonee per la rilevazione dei contagi da Covid-19. L’inchiesta è partita dalla denuncia di un cliente che ha pagato 90 euro per un tampone. Il collegio presieduto da Daniela Troja ha accolto in toto il ricorso del legale rappresentante Benedetto Fabio Di Giorgi, sottolineando che il provvedimento di sequestro si è basato solo alla luce di tre esiti: un falso positivo e due risultati inaccettabili, di fronte a migliaia di tamponi eseguiti senza alcun errore o contestazione, quindi non si può escludere che ci sia stata una contaminazione durante il trasporto dei campioni da analizzare. Il Riesame ritiene che non si possa affermare che le macchine con cui sono stati processati i tamponi Covid fossero non idonee e non viene ravvisato alcun intento fraudolento che giustifichi l’ipotesi delle frode in pubbliche forniture contestato al laboratorio di via Torquato Tasso. I legali della difesa avrebbero dimostrato che il laboratorio era dotato di un macchinario all’avanguardia riconosciuto dal Ministero della Salute fra i migliori al mondo e che lo stesso aveva passato tutte le verifiche di controllo sia precedenti che successive alla rilevazione delle anomalie sui tre tamponi da parte del Centro regionale di riferimento. Inoltre, il laboratorio si sarebbe subito attivato, mettendosi in contatto con la ditta fornitrice del macchinario e, ancora una volta non sarebbero emersero anomalie. Se da una parte il Tribunale del riesame conferma che la Regione siciliana ha pattuito un prezzo di 50 euro per i tamponi eseguiti in convenzione per l’Asp di Trapani e dato uguale indicazione per quelli ai privati senza ricetta medica, l’eventuale sovraprezzo adottato non avvalorerebbe l’ipotesi di frode nelle pubbliche forniture. Infine, sulla mancanza di un microbiologo assunto con contratto di lavoro il collegio ha concordato con la tesi della difesa e cioè che il laboratorio si avvale di un professionista a prestazione e che la convenzione con la Regione non specifica l’inquadratura contrattuale che lo stesso debba avere.