Partinico, condannato a 3 anni e 4 mesi il dirigente regionale Giacomo Causarano
Condannato dal Gup di Palermo a 3 anni e 4 mesi, il partinicese Giacomo Causarano, il dirigente regionale rimasto coinvolto nell’inchiesta che due anni fa ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’imprenditore alcamese dell’eolico Vito Nicastri, del figlio Manlio, accusati di intestazione fittizia e corruzione, e di Paolo Arata, faccendiere ed ex consulente della Lega ritenuto socio occulto di Nicastri. Causarano, processato con il rito abbreviato, è accusato invece di corruzione.
L’indagine, condotta dal sostituto procuratore Gianluca De Leo e dal procuratore aggiunto Paolo Guido, prese di mira anche un altro dirigente regionale, Alberto Tinnirello e l’imprenditore milanese Antonello Barbieri, il primo accusato pure di corruzione, l’altro di autoriciclaggio e intestazione fittizia, ancora sotto processo perché hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.
L’inchiesta sui Nicastri ha ipotizzato un giro di mazzette alla Regione siciliana in cambio dell’approvazione di progetti su impianti di energie alternative.
Nicastri, che ha patteggiato la pena, ha svelato ai pm i nomi dei protagonisti del caso di corruzione nella burocrazia regionale siciliana, sostenendo che il partinicese Giacomo Causarano avrebbe fatto da tramite con Tinnirello che doveva rilasciare il permesso necessario per un progetto di due impianti di biometano a Francofonte e Calatafimi per un valore di 15 milioni di euro. Il prezzo complessivo della corruzione sarebbe stato 500mila euro e il re dell’olico avrebbe personalmente consegnato nei propri uffici a Causarano un totale di 100 mila euro in tranche da 10-12 mila euro ciascuna; denaro che Causarano, secondo quanto riferito dallo stesso a Nicastri, avrebbe dovuto consegnare a Tinnirello”.