Cinisi, sindaco offeso su facebook: presentata querela per diffamazione

Attenzione a chi pensa di usare dei profili facebook falsi per diffamare convincendosi di rimanere impunito. Rischia grosso e ancora di più se si prende di mira un esponente delle istituzioni a qualsiasi livello. E sicuramente rischia molto chi ha voluto prendere di mira nei giorni scorsi il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, con un post fatto sul social network in cui si scriveva di “incapacità professionali” del primo cittadino e vari altri insulti alla sua persona. Ad aver annunciato di aver querelato il profilo facebook che ha utilizzato questi termini è stato lo stesso sindaco cinisense: “Ho querelato un profilo falso per alcune affermazioni offensive – afferma Palazzolo -. Credo che nascondersi dietro un’identità falsa per buttare fango è un atteggiamento che ritengo personalmente inaccettabile e meschino. Le mie pretese ‘incapacità professionali, così scritto nel post, non riguardano la mia attività di sindaco e quindi voglio tutelare la mia onorabilità professionale”. Ora partiranno le indagini tecniche da parte della polizia postale per riuscire a rintracciare a quale rete internet fosse collegato l’utente che ha scritto il post per poi risalire alla sua identità. Un lavoro certosino che porta sempre all’identificazione, seppur con i necessari tempi che dovranno essere seguiti. Il reato di diffamazione nell’ordinamento giurisprudenziale italiano è disciplinato dall’articolo 595 del codice penale, inserito tra i delitti contro la persona, il quale recita espressamente che chiunque, comunicando con più persone, offenda l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032 euro. Ma ci sono anche delle specifiche per quanto concerne questo reato: ad esempio se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, allora si rischiano sino a 2 anni di reclusione, ovvero della multa fino a 2.065,00 euro, mentre, “se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro. Infine, “se l’offesa è recata a un corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza o ad una autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate. “Non permetto a nessuno – aggiunge il sindaco di Cinisi – di offendermi come persona per colpirmi politicamente . Posso non piacere a tutti politicamente, e ci stà, ma non permetto a nessuno di offendermi nella mia persona e nella mia professione. La libertà di opinione è meravigliosa ma questa non ha nulla a che vedere con l’odio, l assenza di educazione e di rispetto! Si alle critiche, no all’odio!”.

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