San Cipirello, ricorso incandidabilità di Geluso, Clesi e Russo: avvocatura diserta l’udienza

C’è attesa per la decisione del tribunale sul ricorso contro l’incandidabilità dell’ex sindaco Vincenzo Geluso e degli ex assessori Giuseppe Clesi e Floriana Russo. Ieri si è tenuta l’udienza davanti la prima sezione del Tribunale civile collegiale di Palermo, alla quale non era però presente l’avvocatura dello Stato. A ricorrere erano stati i tre ex amministratori di San Cipirello: Geluso, assistito dagli avvocati Salvino Caputo, Giovanni Puntarello e Sabrina Causa; Clesi, dall’avvocato Rocco Lentini, e Russo dall’avvocato Antonino Tramuta. I legali hanno chiesto l’improcedibilità e l’a rc h iv i a z i o n e del procedimento emesso dal Ministero degli Interni. A presiedere la sezione collegiale il giudice Caterina Grimaldi Di Terresena. Che si è riservata di decidere. Non è stato accolto invece il rinvio chiesto dal pm Anna Battaglia. «Ci siamo opposti – spiega l’avvocato Tramuta – p e rc h é in questi casi la procedura non lo prevede». «L’assenza dell’avvocat ura dello Stato – fa notare inoltre l’av – vocato Puntarello – potrebbe comportare la decadenza del provvedimento». A breve dunque si saprà se Geluso, Clesi e Russo potranno candidarsi alle prossime elezioni, previste nel 2021. I tre a febbraio avevano ricevuto il provvedimento del Ministero dell’Interno in seguito allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa. La norma prevede che «gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento non possono essere candidati alle elezioni per due turni elettorali successivi allo scioglimento». Questo quando la loro incandidabilità venga dichiarata con un provvedimento definitivo. Il 19 giugno dello scorso anno, il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di San Cipirello. In precedenza erano state rilevate ingerenze da parte della criminalità organizzata sull’azione amministrativa. Un provvedimento che ruota prevalentemente attorno alla figura dell’ex sindaco i Geluso. Che in occasione delle elezioni del giugno 2017, secondo la relazione ministeriale, ebbe l’appoggio di alcuni esponenti delle famiglie mafiose locali. Nel provvedimento si citano anche le frequentazioni con condannati per mafia e con familiari di appartenenti ai clan locali. La relazione del Ministero degli Interni fa inoltre menzione delle numerose attività di Geluso sui social, che confermerebbe per la Prefettura i rapporti di amicizia e le frequentazioni con persone contigue ad ambienti mafiosi. Lo scorso 4 marzo, inoltre, l’ex sindaco è finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione «Gulash», condotta dal Nucleo della guardia di finanza di Palermo. Nelle motivazioni dello scioglimento vengono scandagliate anche le posizioni degli ex assessori e dei consiglieri comunali. E si fa riferimento anche alle «frequentazioni» di Clesi. Lo scioglimento è arrivato lo scorso anno dopo l’accesso ispettivo voluto nell’ottobre del 2018 dall’allora prefetto di Palermo, Antonella De Miro. Gli ex amministratori hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio. L’udienza, fissata per lo scorso 6 maggio, è stata però rinviata su richiesta dei ricorrenti.

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