Castellammare del Golfo, 13 arresti per mafia. Indagato il sindaco Rizzo
Tredici arresti, undici denunce e decine di perquisizioni. Questo il bilancio dell’operazione “Cutrara” dei carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani che hanno colpito la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, per associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
L’operazione ha visto impegnati 200 militari dell’Arma con il supporto di unità navali, aere e reparti specializzati come lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, nonché unità cinofile per la ricerca di armi.
I carabinieri Hanno perquisito anche l’abitazione e l’ufficio del sindaco del Comune, Nicola Rizzo, il quale è stato destinatario di informazione di garanzia e invito a rendere interrogatorio innanzi all’autorità giudiziaria. È inoltre indagato anche un ex consigliere comunale di Castellamare del Golfo che aveva chiesto a Domingo di attivarsi per il recupero di un mezzo agricolo che gli era stato rubato, nonché un avvocato, ex consigliere comunale di Trapani, che aveva concorso con Domingo nella estorsione ad un imprenditore agricolo.
Le indagini, coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015.
La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò, successivamente, come accertato nel corso dei processi, proprio Domingo aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando ad esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall’interno del carcere.
Le indagini dei carabinieri hanno dimostrato che, anche dopo aver scontato la lunga pena, Domingo sin dalla sua scarcerazione aveva immediatamente riassunto il ruolo di capo famiglia e che disponeva di una nutrita schiera di accoliti.
La sua autorità e il ruolo di vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi, era riconosciuto anche negli Stati Uniti d’America ove si sono da tempo insediate e sviluppate cellule di cosa nostra. Numerose le visite, intercettate dalle microspie e telecamere dei carabinieri, di esponenti mafiosi della famiglia italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa Nostra oltreoceano.
Ma i mafiosi americani chiedevano anche a Domingo l’autorizzazione per parlare con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonché veicolavano messaggi tra Domingo e i sodali in America.
In carcere sono finite dieci persone, tutte di Castellammare del Golfo tranne una: Francesco Domingo, del ’56; Rosario Antonino Di Stefano, del ’69; Camillo Domingo, del ’57; Daniele La Sala, dell’80; Salvatore Mercadante, dell’85; Maurizio Gaspare Mulè, del 66; Antonino Sabella, del’57; Francesco Sabile, del’59; Carlo Valenti, del ’78, Francesco Virga, del ’70 di Trapani.
Ai domiciliari: Diego Angileri, del ’37 di Marsala, Felice Buccellato, del ’41 di Castellammare del Golfo e Sebastiano Stabile, del ’47 di Castellammare del Golfo. Il provvedimento era diretto anche a Benedetto Sottile, del ’48, che però è deceduto nel 2018.