Emergenza coronavirus, ai domiciliari il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo

L’ergastolano Cataldo Franco,  condannato per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, ha ottenuto la detenzione domiciliare per il rischio Covid-19. L’uomo, che tenne segregato il figlio del pentito Santino Di Matteo nell’estate del 1994, per un periodo di circa due mesi, è anziano e malato ed è tornato nella sua casa di Geraci Siculo, per il pericolo che potesse contrarre in carcere il Coronavirus. Questo in applicazione delle norme tendenti a ridurre il numero delle persone detenute nell’attuale periodo di emergenza. Cataldo Franco  per alcuni mesi custodì l’ostaggio nella sua masseria di Gangi tra l’estate e l’ottobre del 1994; in seguito il ragazzino subì diversi spostamenti prima di essere ucciso. Cataldo Franco aveva restituito il prigioniero con una laconica motivazione: siccome si avvicinava la stagione della raccolta delle olive, gli serviva il capanno che faceva da cella del ragazzino. Giuseppe Di Matteo fu rapito il 23 novembre del 1993, poco prima del suo tredicesimo compleanno. Il sequestro fu deciso dai Corleonesi capeggiati da Totò Riina e dai fratelli Giovanni ed Enzo Brusca per punire il padre del ragazzino che era diventato collaboratore di giustizia. Giuseppe Di Matteo venne prelevato da quattro mafiosi travestiti da agenti di polizia, tenuto prigioniero per 26 mesi e quindi strangolato e sciolto nell’acido. La sua orrenda fine fu raccontata ai magistrati da Giovanni Brusca, a sua volta divenuto pentito dopo la cattura.  

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