Corleone, macabra ironia sul paese e il comune querela un ex assessore ciociaro
Volgari allusioni ad una Corleone terra di mafia e di delinquenza». È polemica a distanza fra il sindaco Nicolò Nicolosi ed un ex assessore del Comune di Ceccano in provincia di Frosinone. Al primo cittadino corleonese, così come a tanti suoi concittadini, non è piaciuta l’ironia social di Camillo Maura. Nei giorni scorsi nel comune laziale c’è stato, infatti, il macabro ritrovamento di un cadavere in un carrello del supermercato. L’ex amministratore ciociaro ha così postato su Facebook un fotomontaggio col quale il cartello «Benvenuti a Ceccano» diventa «Benvenuti a Corleone». Nicolosi, che annuncia azioni legali, la definisce una «volgare allusione ad una condizione della realtà corleonese che ha caratterizzato questa cittadina fino alla fine degli anni ‘80». Per il primo cittadino Corleone «ormai da decenni si è avviata su un cammino di riscatto e di rifiuto della violenza e della mafia». Nicolosi sottolinea «l’impegno in u n’ottica di crescita culturale e sociale che vede partecipi le istituzioni locali e la totalità dei corleonesi». Di qui la decisione di «dare mandato ai propri legali per «perseguire in tutte le sedi il signor Maura e quanti dovessero insistere nel denigrare la nostra comunità». Anche il sindaco di Monreale, Alberto Arcidiacono, ha manifestato solidarietà. Il paragone con Corleone non è piaciuto neanche agli avversari dell’ex assessore, ma per ragioni diverse. A Ceccano infatti si voterà per il rinnovo degli amministratori locali. Ed a sollevare la polemica contro il fotomontaggio è stato Riccardo Del Brocco del centrodestra. Che le ha definite «battute e battutine che infangano il buon nome di Ceccano. Se per lui questa città è Corleone – ha commentato -, mi verrebbe di chiedere chi l’ha ridotta così». Una polemica dunque che vede sullo sfondo la cittadina siciliana vista come emblema di criminalità. Corleone ha dato i natali a boss di mafia del calibro di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Luciano Leggio. Il termine «Corleonesi», inoltre, indica per antonomasia uno dei clan più spietati di Cosa nostra. Ma Corleone è anche la città di Bernardino Verro e Placido Rizzotto. Coraggiosi sindacalisti che alla mafia si opposero a costo della vita. E da anni a Corleone lavorano sulle terre confiscate alla mafia i giovani le cooperative di Libera Terra e dell’Arci. Ma nell’immaginario collettivo il paese rimane legato ad uno stereotipo che accompagna l’idea che un’ampia parte del mondo ha della Sicilia. Una «mafiosità», che esiste nella cronaca, ma che è diventata anche un facile cliché cinematografico e letter a r i o. Una vicenda analoga accade nel 2018 con San Giuseppe Jato. L’allora sindaco di San Nicandro Garganico nel foggiano, dopo una serie di omicidi, commentò: «Spero che con questi episodi non venga fuori un’idea distorta di San Nicandro che sia come San Giuseppe Jato». Anche lì scoppiò inevitabilmente la polemica. L’allora sindaco jatino Giuseppe Siviglia mandò una lettera di protesta al collega Costantino Squeo. E la vicenda si chiarì senza strascichi legali. Stavolta invece la polemica potrebbe finire in tribunale. Il sindaco Nicolosi fa sapere di avere dato incarico ai legali per «per tutelare l’onore e la dignità di Corleone». Il fotomontaggio dell’ex assessore di Ceccano non è stato però l’u n i co episodio di ironia in Rete. Il cadavere del cinquantaduenne pizzaiolo Marcello Pisa era stato trovato giovedì scorso in un carrello non distante dalla filiale di un supermercato, alla periferia di Ceccano. Un centro di 25 mila abitanti alle porte di Frosinone. Una morte forse per overdose. Dopo la notizia del ritrovamento, però, sul Web si è scatenato uno humour macabro e irrispettoso