Capaci, da 28 anni, il 23 maggio, cartelli legati agli alberi del corso per esternare lo sdegno contro la mafia

Uno dei cartelli che, anche quest’anno, il 23 maggio verranno legati ai 60 ficus che delineano il corso Domenico Sommariva di Capaci per ricordare il giudice Giovanni Falcone e le altre vittime della strage, sarà dedicato alla nostra emittente televisiva che, verrà ringraziata quale realtà radicata nel territorio locale, avendo sempre dato “voce” a Capaci e ai “capacioti” attraverso l’informazione libera.

Sabato, come 28 anni fa, a rinnovare l’iniziativa, ormai divenuta tradizione, saranno i fondatori del gruppo giovanile 88 che, nel 1992, l’anno delle stragi di mafia, erano solo dei ragazzi.

Inevitabile, ogni anno, alla stessa ora, fare un tuffo nel passato.

Erano passate pochissime ore dall’esplosione in autostrada che fece saltare in aria il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta e, i ragazzi del gruppo 88 di Capaci erano atterriti e attoniti, scioccati e disarmati. Erano tutti giovani, più o meno coetanei degli stessi agenti di scorta che avevano appena perso la vita.

Sentendo la necessità di esternare subito il proprio sdegno, presero cartelli, pennarelli e spago e cominciarono ad appenderli sugli alberi del corso che, attraversa tutto il centro di Capaci.

C’erano scritte frasi di condanna nei confronti della mafia ed altre che inneggiavano l’inestimabile impegno delle vittime di mafia.

La mattina successiva, il giudice Antonino Caponnetto dalla sua Firenze si precipito’ a Palermo, come tutti fu costretto ad attraversare il centro abitato di Capaci, quella statale 113 che, in quel momento, era diventata l’unico collegamento viario tra l’aeroporto e il capoluogo siciliano. Arrivo’ sul posto con il cuore a pezzi ma venne colpito da un particolare, proprio da quei cartelli legati agli alberi su cui si leggeva “La mafia e’ una montagna di Merda”… “Chi tace e’ complice”… “La mafia e’ vergogna e disonore” …”Giovanni sei vivo”…

Il Giudice Caponnetto colpito positivamente da quella spontanea iniziativa, ne parlo’ subito a Paolo Borsellino, proprio in quelle drammatiche ore, poiché vi colse il segnale che c’era una Sicilia che aveva voglia di alzare un muro contro gli orrori di “Cosa Nostra”, di gridare che Giovanni Falcone da quel giorno avrebbe continuato a vivere nei tantissimi siciliani onesti.

Dopo 20 giorni Paolo Borsellino telefono’ al giudice Caponnetto…”Nino… Nino, sono appena passato da Capaci, lo sai che quei cartelli sono ancora lì? Non hanno avuto il coraggio di toglierli” gli disse.

Da allora sono trascorsi 28 anni e quel gruppo di “giovani”, oggi formato da adulti responsabili e padri di famiglia, continua ogni 23 maggio ad affidare il proprio dissenso, la speranze e la doverosa memoria ai tronchi di quegli alberi.

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