Partinico, Covid Hospital: l’Asp 6 ammonisce il personale che ha protestato

Gli operatori sanitari del Covid Hospital di Partinico che lunedì sera hanno abbandonato la postazione di lavoro, perché privi di formazione e dei dispositivi necessari per affrontare l’emergenza coronavirus,  rischiano serie conseguenze. Il dirigente generale dell’Asp 6, Daniela Faraoni ha inviato, infatti,  una nota ai direttori, medico e amministrativo della struttura, affinché procedano “immediatamente ognuno per la propria competenza alla loro identificazione. La stessa ritiene inoltre “doveroso verificare,  per i giorni a seguire, l’opportunità di mantenere nell’organizzazione del presidio, soggetti che possono essere ostativi a promuovere un clima di massima collaborazione e proficuo lavoro”. Faraoni, quindi, ammonisce il personale e,  affinché la situazione venga tenuta sotto controllo invita  “i direttori di struttura   ad assicurare la propria presenza per la durata del turno notturno,  al fine di poter esprimere attraverso la forza necessaria a mantenere la coesione e la piena attività dei servizi della struttura”. Intanto, in attesa che i lavori di riconversione vengano completati per accogliere i pazienti, la dirigente dell’Asp di Palermo ha nominato Salvatore Di Rosa direttore scientifico dell’ospedale dedicato alle cure per il Covid-19. Alla Fials non è piaciuto il “diktat di Daniela Faraoni”, sostenendo che per il personale sanitario dell’ospedale di Partinico serve il dialogo e il confronto. “Non si può richiedere a direttori di strutture complesse, professionisti, medici, infermieri e Oss – scrive in una nota il segretario provinciale Enzo Munafò – di scavare la trincea se, gli stessi, sono convinti che quella sarà la loro fossa”. Il sindacato chiede  “il ritiro della nota dell’Asp ritenuta punitiva contro i lavoratori che hanno manifestato, al fine di ristabilire un dialogo utile a ristabilire serenità. Siamo certi – prosegue Munafò –  che i lavoratori sanitari del Civico di Partinico sono pronti a compiere il proprio dovere, un attimo dopo avere ottenuto disposizioni e regolamenti circa l’accesso dei malati Covid positivi e negativi, con relativa  individuazione delle attività da svolgere da parte del personale sanitario all’interno dei due percorsi, dopo avere ottenuto spogliatoi adeguati per la vestizione con il pulito e svestizione per lo sporco, dispositivi di protezione individuali quali guanti, camici, mascherine e caschi protettivi per il trattamento di utenti contagiati dal COVID-19. Queste – aggiunge il sindacalista – sono le richieste che hanno animato gli operatori, ma a tutto questo, nessuna risposta certa, nessuna disposizione scritta   che desse certezza a chi, recandosi in trincea, vuole  garantito il diritto alla salute da lavoratore. Di contro – conclude Enzo Munafò della Fials – avvertiamo toni quasi di sfida per indurre i lavoratori a lavorare alle condizioni imposte”

  

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