Palermo, nell’aula magna della Corte d’Appello inaugurato l’anno giudiziario
È stato inaugurato l’anno giudiziario a Palermo. La cerimonia, nell’aula magna della corte d’appello, si è aperta con la relazione del presidente Matteo Frasca sullo stato della giustizia nel distretto. In rappresentanza del ministro della Giustizia ha partecipato il capo del Dap Francesco Basentini, mentre per il Csm c’era l’ex pm di Palermo Nino Di Matteo. Alla cerimonia hanno preso parte le massime autorità giudiziarie, come il procuratore generale Roberto Scarpinato, il procuratore della repubblica Francesco Lo Voi. Presenti in aula anche i vertici delle forze dell’ordine, il sindaco Leoluca Orlando e il prefetto di Palermo Antonella De Miro. Nel suo intervento Di Matteo, componente del Csm, ha puntato il dito contro i “magistrati impegnati in una folle corsa verso incarichi direttivi ” e contro “correnti che da ossatura della democrazia sono diventate ambiziose articolazioni di potere”. Quanto venuto alla luce con l’inchiesta di Perugia, secondo l’ex pm, ha generato “un generale discredito nei confronti della magistratura”, ma “è anche l’occasione per ripartire prima che altri cambino le regole comprimendo valori come quello dell’indipendenza”. Ma per voltare pagina, secondo il magistrato, non bastano nuove norme, ma serve “una svolta etica individuale e di corpo”. “Il Consiglio Superiore della Magistratura deve voltare pagina. Quel che è venuto alla luce dall’inchiesta di Perugia deve indignarci, ma non può sorprenderci perché è la fotografia nitida di una patologia grave che si è diffusa come un cancro e che ha portato allo strapotere delle correnti e al collateralismo con la politica, logiche che hanno allontanato l’organo di autogoverno dagli scopi per cui la Costituzione lo aveva previsto”, ha aggiunto Di Matteo. Ha parlato di geografia del crimine tipica dei Paesi sottosviluppati il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato che, nel suo intervento alla cerimonia, partendo dall’analisi dei reati commessi nel distretto palermitano, ha disegnato un affresco della società. “I furti cosiddetti minori, perpetrati da persone in stato di bisogno e in quartieri dove sono forti la dispersione scolastica e la disoccupazione, sono aumentati del 20%. – ha spiegato – Nonostante la Procura si sia organizzata con un ufficio ad hoc il fenomeno ha registrato un enorme incremento” definendo come tipico esempio di “efficienza inefficace” il contrasto a questo genere di crimini. “Nonostante le pene inflitte, il fenomeno cresce”, ha proseguito parlando di una “illegalità di insussistenza che non si combatte col codice. Le pene pecuniarie non possono essere riscosse perché i condannati sono incapienti le pene detentive brevi vengono convertite in obbligo di firma- E’ il tempo di rivisitare anche le forme di questa cerimonia – ha poi detto alla fine – conclude – perché la questione giustizia è sempre più connessa a quella sociale e il dibattito deve investire tematiche più complesse”. (fonte Ansa)