Operazione White Shark, in manette 8 affiliati alla famiglia mafiosa dell’Arenella (Video)

La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal gip nei confronti di otto presunti affiliati alla famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo-Resuttana. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed altri reati. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati anche i tre fratelli Gaetano, Pietro e Francesco Paolo Scotto. Gaetano Scotto è una delle dieci persone accusato ingiustamente della strage di via D’Amelio e adesso parte civile nel processo sul depistaggio che è in corso a Caltanissetta. Anche, Pietro, tecnico di una società di telefonia, è stato coinvolto nell’inchiesta sull’uccisione di Paolo Borsellino. Era stato accusato di aver captato la chiamata con cui il magistrato comunicava alla madre che stava per andare a farle visita nella sua abitazione di via D’Amelio. Pietro Scotto, condannato in primo grado, era stato poi assolto in appello. In particolare, Gaetano Scotto, di recente, è stato destinatario di un “avviso di conclusione indagini”, in quanto oggetto di investigazioni, svolte sempre dalla DIA di Palermo in altro procedimento, finalizzate all’identificazione dei mandanti e degli esecutori materiali del duplice omicidio dell’agente della Polizia di Stato Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, avvenuto a Villagrazia di Carini il 5 agosto del 1989, davanti la casa di villeggiatura delle vittime. In questi 31 anni l’inchiesta si è dovuta confrontare con molte ombre e con tentativi di depistaggio contro i quali continua a lottare il padre di Nino, Vincenzo Agostino. Con l’operazione White Shark, si aggiunge quindi una nuova pagina alla storia giudiziaria del 68enne Gaetano Scotto.  Le investigazioni, condotte con tradizionali metodi investigativi, hanno orbitato principalmente intorno a lui, al fratello Francesco Paolo ed ai loro familiari. Fin dai primi elementi raccolti per gli inquirenti è stato possibile constatare come Gaetano Scotto, subito dopo l’uscita dal carcere, avesse ripreso la guida della famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo-Resuttana, capeggiato dai fratelli Madonia. Le attività tecniche di ascolto hanno consentito di ricostruire la complessa ed articolata rete relazionale dallo stesso dispiegata,  nonchè le dinamiche interne al sodalizio mafioso di riferimento. Nonostante il ricorso ad un atteggiamento prudente, dalle acquisizioni d’indagine la DIA scrive di un progressivo e cauto reinserimento di Gaetano Scotto nel proprio quartiere, con il pieno recupero del suo ruolo e della sua autorità all’interno di cosa nostra già dall’indomani della scarcerazione. Scotto avrebbe dimostrato di essere il referente per la risoluzione di ogni tipo di problema prospettatogli dalla popolazione della zona,  di avere il pieno controllo delle attività economiche che vi vengono esercitate e di organizzare e coordinare le attività estorsive, mantenendo rapporti con esponenti di altre famiglie mafiose e sostenendo i parenti degli affiliati detenuti. Gaetano Scotto avrebbe avuto l’abitudine di dare risposte o impartire ordini in maniera “itinerante”: evitando ogni luogo al chiuso e camminando lungo le strade del quartiere,  approfittando di incontri fugaci ed occasionali per impartire le proprie direttive senza mai nominare l’interlocutore e proferendo le parole strettamente necessarie per conferire un assenso o un diniego. Detenuto presso la Casa Circondariale di Roma-Rebibbia, Gaetano Scotto è stato scarcerato il 21 gennaio 2016. Al suo rientro all’Arenella ha trovato un intero quartiere ad attenderlo, pregno di devozione e di rispetto, documentati, ad esempio, nel corso della festa di Sant’Antonio da Padova, patrono della borgata marinara dell’Arenella, tenutasi il 13 giugno 2016. Nel corso di un colloquio telefonico con l’allora fidanzata Giuseppina Marceca, Scotto avrebbe interrotto la conversazione affermando che lo avevano avvisato che per fare passare il Santo “aspettavano lui”. Come se non bastasse, i due fidanzati sarebbero saliti a bordo di un peschereccio dove venne posizionata la “vara del Santo” per essere trasportata via mare,  secondo le regole della processione che, peraltro, vietano in maniera categorica che trasportino persone diverse dal sacerdote che officia la funzione e dalla banda musicale.  Altro dettaglio emerso dalle indagini, Scotto si sarebbe vantato con la sua donna di essere rispettato dal quartiere perché non imponeva cifre del pizzo ai commercianti, da cui si faceva consegnare solo ciò che potevano. L’attività investigativa svolta dalla DIA con il coordinamento della Procura Distrettuale di Palermo ha consentito di provare la posizione direttiva in ambito criminale di Gaetano SCOTTO attraverso i suoi rapporti con soggetti italo-americani, rappresentanti delle più potenti famiglie di cosa nostra d’Oltreoceano, già oggetto di indagini da parte di F.B.I. e D.E.A.. In uno degli incontri con Leonardo LO VERDE, questi riconosce la scaltrezza e l’abilità con le quali SCOTTO si è defilato, allontanando da sé ogni attenzione investigativa, e definisce entrambi “mafiosi di rango superiore”. Le indagini della DIA hanno permesso di evidenziare, inoltre, un importante spaccato sulla gestione delle concessioni e sul controllo di alcune attività imprenditoriali nel corso degli anni da parte della famiglia dell’Arenella, in grado di “autorizzare ed indirizzare” l’apertura di imprese commerciali e la gestione del commercio ambulante. Il carisma di cui gode SCOTTO Gaetano all’interno di cosa nostra palermitana, lo hanno portato ad essere influente nei riguardi di altre famiglie mafiose, anche se appartenenti a mandamenti diversi. Le indagini svolte, infatti, hanno permesso di evidenziare gli stretti rapporti intrattenuti con altri uomini d’onore. La DIA ha proceduto altresì al sequestro preventivo del White club, un pub alla moda situato in via cardinale Guglielmo Massaia n. 7, cioè all’interno del rimessaggio “Marina Arenella” di Palermo.

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