Operazione Phimes, inchiesta su corruzione attorno al parco archeologico di Segesta (Video)

Con l’accusa di favoreggiamento, abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici, tutti reati che ruotano attorno all’inchiesta sul parcheggio del parco archeologico di Calatafimi-Segesta, i carabinieri della compagnia di Alcamo hanno eseguito due arresti e notificati 5 avvisi di garanzia. Coinvolti quattro vigili urbani, un ex sindaco, un imprenditore e, la moglie e la figlia di quest’ultimo.  A capo della rete scoperta dai militari nell’ambito dell’operazione denominata Phimes,  ci sarebbero stati Francesco Isca, titolare della “Nuovi Sistemi Edili srl”, titolare dell’area di sosta a pagamento, e Salvatore Craparotta, ispettore e vice comandante della polizia municipale di Calatafimi-Segesta, in pensione da un mese mezzo. Secondo l’accusa, i due avrebbero stretto il patto corruttivo di multare   le auto in divieto di sosta lungo la strada che conduce al tempio per favorire gli affari di Isca nella gestione del parcheggio privato. Craparotta avrebbe quindi scoraggiato gli automobilisti indisciplinati per indirizzarli nel  parcheggio a pagamento in cui lavoravano 4 familiari dello stesso ormai ex vigile urbano. Secondo la Procura di Trapani, infatti, la figlia di Craparotta è socia al 50% della ‘Segesta Green Tour srl’ (incaricata della gestione dell’area di parcheggio di Isca) mentre la moglie e il genero sono dipendenti. Un altro figlio di Caparotta è assunto presso la ‘Nuovi Sistemi Edili srl, società proprietaria del parcheggio e amministrata direttamente da Francesco Isca”. Da qui il totale asservimento di Craparotta nei confronti di Isca che avrebbe elevato e fatto elevare multe senza pietà  per ricambiargli il favore e contribuire ad incrementare le sue entrate. Dalle indagini è emerso che i gestori avevano anche stampato un volantino, con logo falso dell’Ente Parco   in cui si diceva che l’unico parcheggio autorizzato era quello di Isca che,  nei mesi scorsi è stato anche indagato per associazione mafiosa dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, nell’inchiesta sull’alcamese  Vito Nicastri, il “re” dell’eolico in affari con Paolo Arata, il consulente della Lega per l’energia. Craparotta e Isca sono finiti agli arresti domiciliari. Cinque avvisi di garanzia sono stati notificati alla moglie di Craparotta, Maria, all’ex sindaco di Calatafimi-Segesta Vito Sciortino, al comandante della polizia municipale Giorgio Collura e, ad altri due caschi bianchi: l’ispettore Leonardo Accardo e l’agente Vito Accardo. Tutti sono chiamati a rispondere a vario titolo di abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici, condotte finalizzate ad agevolare l’attività dell’azienda di Isca e a penalizzare quelle concorrenti. Sciortino è accusato di avere agevolato Isca, avendo imposto alla direzione del parco archeologico, di non fare parcheggiare auto all’interno.

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