Balestrate, il presunto boss Scalici fa scena muta davanti al gip, resta in carcere
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere il balestratese Alfonso Scalici, e il palermitano Maurizio Conigliaro, interrogati dal Gip, dopo essere stati fermati giovedì scorso dai carabinieri del gruppo Monreale, su disposizione del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e del sostituto Amelia Luise. Da qui la decisione, come scrive oggi il giornale di Sicilia, di applicare nei loro confronti la misura di custodia cautelare in carcere, così come richiesto dai Pm. Fermo convalidato per Scalici, visto che il giudice ha ravvisato il pericolo di fuga. Secondo l’accusa, il boss balestratese si stava organizzando per raggiungere il figlio in Germania. Scalici è finito in carcere perche accusato di un presunto piano di morte che lo stesso avrebbe voluto mettere in atto nei confronti di Michele Giacalone che, non gli avrebbe pagato una partita di cocaina da 45 mila euro fornitagli due anni prima. Per farlo, Scalici avrebbe dovuto avvalersi sia di Conigliaro che di un altro pregiudicato palermitano. Della spedizione punitiva avrebbe inoltre parlato pure con Salvatore Montagna. Il contenuto di queste intercettazioni, ha infatti spinto la Dda ad accelerare il blitz. Alfonso Scalici è ritenuto dagli inquirenti un boss che avrebbe fatto da tramite per il mandamento di Partinico con i clan mafiosi del trapanese. A lui si sarebbero rivolti boss di altri mandamenti per incontrare capimafia della zona di Partinico, come Leonardo Vitale e Francesco Tagliavia, e di Alcamo, come Ignazio Melodia. Scalici si sarebbe occupato soprattutto di traffico di cocaina, ma dalle intercettazioni sono emersi anche alcuni episodi estorsivi e una lunga conversazione legata alla gestione della villa comunale di Balestrate.