San Cipirello, proposte del centro studio Pio La Torre per i comuni sciolti per mafia
Un osservatorio sovra-comunale sulla criminalità organizzata e la costituzione di un polo di alta formazione per consiglieri e dirigenti: è la doppia proposta del centro studi Pio La Torre rivolta a cittadini e amministratori per tenere mafia e corruzione fuori dai Comuni. Di questo e altro si parlerà alla conferenza organizzata mercoledì 22, alle 16.30, nell’aula consiliare del Comune di San Cipirello (Pa), sciolto per mafia nel giugno scorso. Un invito a discuterne rivolto a quanti, tra cittadini, rappresentanti sindacali e attivisti delle associazioni culturali e del terzo settore, chiedono da Nord a Sud una maggiore trasparenza amministrativa.
Sarà presente la commissione straordinaria del Comune – che ha patrocinato l’iniziativa – insieme al presidente provinciale delle Acli (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani) Antonino Tranchina, Francesco Todaro (legale dell’associazione), Francesco Citarda (Libera Terra), Enzo Campo (Cgil Palermo), Leonardo La Piana (Cisl Palermo – Trapani) e Gianni Borrelli (Uil Palermo).
“L’obiettivo della conferenza di San Cipirello è stimolare la ribellione unitaria delle tante energie democratiche, oggi silenti – spiega Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre – e liberare la gestione della cosa pubblica dalle infiltrazioni mafiose. Un’attività di sensibilizzazione che abbiamo avviato nel 2015 con un protocollo di intesa stipulato insieme ad Anci Sicilia e rivolto ad amministratori locali, manager e funzionari dei Comuni. Gravi sono le responsabilità delle classi dirigenti per non aver saputo prevenire e contrastare tale degrado, pur in presenza di un’efficacia repressiva dello Stato”.
Secondo i dati di Avviso Pubblico nel 2019 gli enti locali sciolti per mafia sono stati 21: la Sicilia, con 7 casi, è seconda solo alla Calabria (8). Dal 1991, anno di entrata in vigore della legge che disciplina tale istituto, in totale nel nostro Paese sono stati 249 gli enti locali sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata (tra questi, anche un capoluogo di provincia e 5 aziende sanitarie), di cui 80 in Sicilia (terza regione dopo Calabria e Campania). Nella sola provincia di Palermo, i decreti di scioglimento sono stati 33 (2 annullati, 1 archiviato) e non mancano i casi plurimi: 3 volte è stato sciolto il Comune di Misilmeri, 2 volte Altavilla Milicia, Bagheria, Cerda, Villabate.