Partinico, “sì” alla privatizzazione della Casa di Riposo Canonico Cataldo (Video)
Niente dimissioni di massa al Consiglio Comunale di Partinico che, dopo tre fumate nere, votando la delibera che prevede l’esternalizzazione della gestione della casa di riposto Canonico Cataldo di Partinico, evita di fatto la chiusura della struttura. L’atto è passato con 12 voti favorevoli e 7 contrari, ma senza l’immediata esecutività che necessitava della maggioranza assoluta di 13 voti. Si dovranno attendere, quindi, i 15 giorni di pubblicazione all’albo pretorio per poter procedere all’indizione della gara d’appalto. Esitati favorevolmente anche tutti gli emendamenti proposti, tra cui la gestione biennale e la possibilità di partecipazione al bando per la preparazione dei pasti da parte degli istituti scolastici. Il dietro front, della ventilata ipotesi di una possibile «dimissione di massa» dei consiglieri a seguito dell’accesso ispettivo disposto per il Comune di Partinico dal Viminale, per sospette infiltrazioni mafiose, sembra sia maturato dopo un incontro che gli stessi avrebbero avuto con il Segretario Generale dell’Ente Locale Lucio Guarino. Quest’ultimo gli avrebbe ribadito che, facendo decadere il massimo consesso civico prima della scadenza naturale, non cambierebbe nulla rispetto all’indagine ministeriale avviata. Non sono mancate le polemiche con la provocazione del Consigliere Comunale Toti Comito che, in aula, ha indossato una t-shirt nera con una scritta sarcastica rivolta al presidente del consiglio Silvana Italiano e al commissario straordinario Rosario Arena. Nella maglietta c’era scritto: “Poltrone sofà, fattura di prodotto ITALIANO euro 1.441,41. Ai primi 10 clienti un ROSARIO in omaggio”. La cifra era riferita all’indennità percepita mensilmente dal vertice dell’assise contro cui è stata avanzata mozione di sfiducia, il resto della frase alludeva al fatto che, Silvana Italiano è stata spesso additata di spalleggiare il Commissario Arena. Il gesto non è piaciuto ad Arena, che definisce la satira di Comito “disgustosa” e che fa emergere “la bassezza dell’autore a cui ricordo – conclude Rosario Arena – che non potrei mai essere attaccato alle poltrone, sono un Commissario, a maggio finisco il mio lavoro”.