Operazione Igea, falsi invalidi: indagato un ex amministratore di Partinico
Anche un ex amministratore di Partinico finisce nella maglia dell’inchiesta Igea che ha smascherato un presunto sistema di corruzione per attestare false invalidità. Si tratta del 66enne Giuseppe Lo Baido, medico di famiglia e componente dell’associazione Ac-Anmic presso la commissione medica integrata invalidi civili dell’Asp, per cui la Procura avrebbe richiesto gli arresti domiciliari poi rigettati dal Gip Piergiorgio Morosini per insufficienza di indizi. L’ex Consigliere Comunale ed ax assessore dell’ente locale partinicese figura quindi nel lungo elenco degli indagati accusati di aver fatto parte del sistema corruttivo. Secondo l’accusa, Lo Baido, in concorso con uno degli arrestati, Antonio Randazzo, avrebbe simulato l’esistenza di gradi di invalidità a vantaggio di una donna, attraverso la produzione di un falso certificato medico telematico; per questo deve rispondere dell’accusa di falsità ideologica e di corruzione per un atto contrario ai doveri del proprio ufficio. Secondo le fiamme gialle, Lo Baido avrebbe “favorito anche tramite false attestazioni, le pratiche sponsorizzate da Randazzo”, in cambio di “denaro ed utilità tra cui una prestazione sessuale”. Le indagini dell’operazione Igea sono partite nel 2016 a seguito della denuncia di un uomo che ha voluto vendicarsi della moglie dalla quale si stava separando, raccontando agli investigatori che a fare avere la pensione alla congiunta, dichiarata falsamente invalida e cieca totale, fosse stato Nino Randazzo a cui avrebbe corrisposto 12 mila euro dopo che la pratica fosse andata a buon fine. Da queste accuse partirono gli accertamenti e adesso anche la moglie dell’uomo, Grazia Nolfo è finita nella lista degli indagati. Il terrasinese Antonino Randazzo, ritenuto il capo dell’organizzazione, è finito in carcere, mentre il suo più stretto collaboratore, Filippo Accardo è stato sottoposto ai domiciliari. Quest’ultimo, nato a Camporeale, è responsabile di due Caf, di cui uno a Terrasini dove sarebbero state pianificate la maggior parte delle pratiche fasulle finite nel mirino del nucleo di polizia economico finanziario della guardia di finanza. Randazzo e Accardo si sarebbero serviti di una fitta schiera di procacciatori di pazienti interessati ad ottenere pensioni e contributi, e ad assolvere le loro richieste, imbrogliando, con la complicità di medici di base e specialisti che firmavano i certificati necessari per fargli ottenere i benefici, e di alcuni componenti delle commissioni dell’Asp che deliberavano le pratiche dei falsi invalidi.