Palermo, mafia e spaccaossa, il nuovo business di Cosa nostra. Scattano 9 fermi
La Polizia ha eseguito nove fermi e sequestri a Palermo nei confronti del mandamento mafioso di Brancaccio. Le persone coinvolte nell’inchiesta sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, autoriciclaggio, danneggiamento fraudolento di beni assicurati ed altro. Il provvedimento è stato disposto dalla Dda della Procura di Palermo che ha coordinato le indagini ed eseguito dalla squadra mobile. Sono stati fermati presunti esponenti del mandamento mafioso di Brancaccio, Corso dei Mille e Roccella. Accanto agli storici interessi per le rapine e lo spaccio di droga, è emerso anche l’interesse della mafia verso il lucroso mercato delle truffe assicurative, realizzate attraverso i cosiddetti “spaccaossa” e il “sacrificio” di vittime scelte in contesti sociali degradati. Si tratta di un fenomeno già scoperto dalla polizia di Stato nei mesi di agosto 2018 e aprile 2019, che portò all’arresto di decine di persone. A beneficiare delle laute liquidazioni del danno, conseguenti a finti incidenti, erano le casse di Cosa Nostra che introitavano grosse somme dedotte le “spese” di poche migliaia di euro da destinare agli altri protagonisti della truffa. Nell’ambito dell’operazione sono in corso anche sequestri di beni mobili ed immobili. Molte delle polizze assicurative per i falsi incidenti organizzati a Palermo erano nelle mani dei boss di Brancaccio. In più di un caso la squadra mobile ha ricostruito come le organizzazioni degli spaccaossa venissero minacciate dalla mafia se le polizze non venivano cedute al clan. In un caso è stata contestata anche una estorsione. Per la prima volta viene contestato il reato di associazione mafiosa per lo spaccio di droga. Il clan di Brancaccio si occupava prevalentemente di cocaina, che distribuiva sul territorio. I pusher vivevano sotto lo stretto controllo dei boss. Le intercettazioni della squadra mobile svelano come alle dosi venisse aggiunto il bicarbonato. “Tu gliene devi mettere un pezzettino”, consigliava un uomo del clan a uno spacciatore. Erano i fratelli Stefano e Michele Marino i personaggi di spicco nella famiglia di Brancaccio e in quella di Roccella. Rapine e spaccio venivano gestiti da loro. Ma erano soprattutto coloro che estorcevano con metodo mafioso le parcelle per i falsi incidenti con i feriti ai quali venivano fratturate le ossa. Due fratelli senza scrupoli.