San Cipirello, scoperta piantagione di marijuana, due arresti
Scoperta una piantagione di cannabis indica in contrada Piano Piraino. Arrestati il quarantaquattrenne Vincenzo Ferrara e Giuseppe Ceffalia di 23 anni per produzione illecita di sostanze stupefacenti. L’attività investigativa è stata condotta dagli agenti del commissariato di Partinico, che hanno scoperto la piantagione di cannabis indica di tipo nana in un piccolo terreno, nelle campagna vicino San Cipirello. Per proteggere la piantagione da sguardi indiscreti era stata collocata, lungo il suo perimetro, una rete metallica a cui era stata apposta una copertura verde. Vi era inoltre un piccolo casolare adibito a deposito, tenuto in condizioni fatiscenti, verosimilmente per simulare uno stato di abbandono dell’area e non suscitare sospetti sulle reali attività svolte al suo interno. Gli agenti hanno sorpreso i due uomini mentre erano intenti ad estirpare le piante presenti nell’appezzamento: una trentina circa di u n’altezza compresa tra 30 centimetri ed un metro, con abbondanti infiorescenze, già pronte quindi per la raccolta e l’essiccazione. I due sono stati tratti in arresto nella flagranza del reato di produzione di sostanze stupefacenti. Un altro giovane di San C’erano reti metalliche e coperture per tenere nascosti gli arbusti Giuseppe Jato, il proprietario del terreno è stato invece deferito all’a ut o r i – tà giudiziaria per lo stesso reato, nonché per furto di energia elettrica: gli agenti, infatti, da ulteriori controlli, hanno riscontrato la presenza di un allaccio abusivo alla rete elettrica pubblica. Entrambi gli arrestati sono due nomi noti alle forze dell’o rd i n e . Ferrara ha diversi precedenti di polizia per stupefacenti: venne pizzicato nel 2000, nel 2002, nel 2010, nel 2012 e nel 2014. Nel suo curriculum anche una denuncia per ricettazione nel 2009. Nel 2016 invece venne arrestato dai carabinieri nell’ambito dell’operazione antimafia «Brasca 4.0», che colpì i mandamenti di Villagrazia, San Giuseppe Jato e Monreale. Era accusato di aver consegnato una pistola calibro 32 a Giovanni Di Lorenzo, detto «Giuvanni a morte»: un operaio edile pregiudicato che aveva preso in carico la gestione degli interessi del boss Salvatore Mulè, in carcere al 41 bis. A San Giuseppe Jato e San Cipirello, dopo gli arresti dell’operazione Nuovo mandamento, era infatti scoppiata una faida fra due clan rivali: il prima guidato dall’anziano bosso Gregorio Agrigento; l’altra era invece capeggiata da Di Lorenzo. Che decise così di armarsi per fronteggiare la fazione avversaria e mise in atto una serie di atti intimidatori. Ferrara, che era accusato di averlo aiutato a procurarsi una delle armi, nel 2018 è stato però assolto. Ceffalia, negli ultimi due anni, è stato invece denunciato per porto d’armi, sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale.