Partinico, 14 anni fa veniva uccisa Roberta Riina: il ricordo della sorella
Sono trascorsi 14 anni da quella maledetta mattina del 18 ottobre in cui venne rinvenuto, nella sua stanza, il corpo senza vita di Roberta Riina, la studentessa di Partinico assassinata a soli 22 anni. Una vita spezzata con una violenza inaudita messa in atto da un pregiudicato del luogo, Emilio Zanini, attualmente in carcere per scontare la condanna a 22 anni di reclusione per l’omicidio commesso. Come ogni anno, la sorella di Roberta Riina, Rosalinda, ha scritto una lettera, mettendo nero su bianco il dolore provato di fronte alla tragedia immane vissuta dalla propria famiglia e che il tempo, purtroppo, non riuscirà mai a cancellare. Nel giorno del ricordo, Rosalinda Riina scrive alla sorella che “quello che è successo, per quanto indimenticabile, mai sopibile, ha assunto la dimensione di un pugno nello stomaco. A volte con la mente ho compiuto strane, assurde circonlocuzioni che mi hanno condotto in paesaggi senza speranza, bui di terrore, grigi di struggimento, eppure sono arrivata inconsciamente anche a pensare (sperare) che tu fossi partita, che saresti tornata un giorno o l’altro”. Ma la realtà prende sempre il sopravvento ed ogni cosa ripiomba nel dolore più lancinante e assurdo. Già, Robertina mia, assurdo. Tutto è assurdo, tutto è inspiegabile. Tu non ci sei col corpo, fisicamente e ciò mi addolora in una maniera che nessuno potrà mai comprendere. Certo – scrive ancora Rosalinda Riina – gli amici ci sono vicini sinceramente, poi qualche pacca sulla spalla di circostanza dagli sconosciuti, ma quando il cuore mi si stringe in una morsa d’acciaio sento di essere da sola col mio dolore. Allora mi affido con tutte le mie forze allo spirito, quello spirito a cui chiedo forza e conforto. Mi affido al mio spirito, ma faccio appello anche al tuo, affinché mi dia la lucidità di poter accudire la mia famiglia; una famiglia che ti sarebbe piaciuta, che avresti amato con la tua infinita capacità d’amare. Anche quest’anno Robertina mia, la data del tuo triste “compleanno”, di quel giorno brumoso e angoscioso che ha separato quel che non doveva essere separato. Non era il tuo tempo Roberta, solo un cuore più duro di un sasso poteva anticipare il tuo tempo. Mi aggrappo allora all’infinità del tempo, quell’”altro” tempo in cui ci rincontreremo ancora”.