San Cipirello, si stringe il cerchio nelle indagini sulla morte di Nunzio Agnello
Si stringe il cerchio nelle indagini sulla morte del quarantunenne Nunzio Agnello. La chiave del delitto potrebbe svelarla il cinquantenne che, a tre mesi dal ritrovamento in via IV novembre del corpo senza vita di Agnello, è stato iscritto nel registro degli indagati. L’accusa, secondo il sostituto procuratore Giulia Amodeo, è occultamento di cadavere. La notizia è trapelata nei giorni scorsi. L’ipotesi è che Agnello, morto tra il 13 ed il 14 giugno probabilmente in un altro immobile, sia stato poi spostato nel luogo del ritrovamento. Davanti la casa disabitata appartenente ad un familiare. Il corpo giaceva per terra tra l’ingresso ed un muretto in mattoni e cemento che ne occultava parzialmente la vista. La salma, già in decomposizione, venne ritrovata all’alba del 15 giugno dal fratello Giuseppe, che lanciò l’allarme. Nunzio presentava segni compatibili con delle percosse. Il primo sospetto era stato dunque che il quarantunenne fosse stato ucciso di botte e poi lasciato sul marciapiede dell’immobile. L’autopsia però non ha confermato né smentito l’ipotesi . L’avanzato stato di decomposizione del corpo ha, infatti, reso più complicato il lavoro del medico legale. E attualmente sono due i fascicoli aperti in Procura: uno contro ignoti per omicidio; l’altro per l’occultamente di cadavere. Che vede adesso indagato un cinquantenne proprietario dell’abitazione in cui Nunzio Agnello avrebbe trascorso la notte in cui perse la vita. Durante la perquisizione domiciliare eseguita dai carabinieri nella casa del sospettato sono stati trovati oggetti utilizzati per giochi erotici. Il proprietario dell’immobile, che è indagato per occultamento di cadavere, si è avvalso finora della facoltà di non rispondere. Saranno forse gli esami istologici e tossicologici a chiarire le cause del decesso. Ed altri esami sono stati eseguiti sul corpo della vittima per rintracciare eventuali tracce di Dna dell’indagato. Gli inquirenti in questi mesi hanno valutato diverse piste e sono stati sentiti i familiari, ma anche alcune persone «in affari» con Agnello. Il quarantunenne disabile, che percepiva una pensione da 280 euro per invalidità psichica, risultava –infatti- da due anni titolare di una impresa edile. Sembra che Nunzio, conosciuto in paese col nome di Marzio, fosse un prestanome. Un insospettabile a cui risultava intestata un’impresa edile dal 2017. Ma chi lo conosceva bene sa però che l’uomo non aveva alcuna familiarità né coi cantieri né col cemento. Aveva studiato arte e coltivava altre passioni. Per questo forse era stato scelto per diventare una «testa di legno». Dietro di lui ci sarebbero stati volti noti alle forze dell’ordine per precedenti nel settore delle truffe. E due settimane prima del decesso l’uomo era stato fermato dalla polizia proprio per una presunta truffa: insieme ad un familiare ed un socio occulto residente a Partinico, stavano chiedendo un finanziamento. I tre stavano tentando di accedere ad un finanziamento. L’altra pista su cui si sono mosse le indagini è legata invece alla sua sfera privata e alle frequentazioni sentimentali. Il fratello Giuseppe ha riferito, infatti, che la sera del 13 giugno, giorno della scomparsa, la vittima aveva ricevuto una telefonata e si era allontanato a piedi per un appuntamento con un amico. Dal racconto dei familiari sembra che il quarantunenne fosse uscito di casa alle 19 e 45 per un appuntamento con l’uomo che lo aspettava su un’auto in una piazzetta in via Lombardo. L’orientamento sessuale di Nunzio non era mai stato, infatti, un segreto per nessuno in paese. La morte potrebbe forse essere la conseguenza di una lite o di un gioco erotico finito male.