Mazzette alla Regione, giudizio immediato per Arata, Nicastri e Causarano
Andrà direttamente a processo, Paolo Arata, l’ex consulente per l’energia di Matteo Salvini finito in manette lo scorso mese di giugno nell’ambito dell’inchiesta sulle mazzette alla Regione per favorire progetti sulle energie rinnovabili. La procura ha ottenuto il giudizio immediato per lui e per il figlio Francesco Paolo, accusati di “intestazione fittizia, corruzione e autoriciclaggio”. A processo pure il suo socio, l’alcamese Vito Nicastri, considerato il Re dell’Eolico e ritenuto vicino alla primula rossa di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, così come suo figlio Manlio. Questi ultimi, soci in affari e complici di Arata, sono adesso i suoi grandi accusatori. I due imprenditori alcamesi, infatti, hanno deciso di parlare con i pubblici ministeri, confessando gli illeciti fatti e confermandoli nell’incidente probatorio. Dichiarazioni che, avvalorano, le intercettazioni raccolte dalla Dia Trapani per inchiodare gli indagati. Saranno processati nello stesso procedimento pure i pubblici funzionari dell’assessorato regionale all’Energia che avrebbero intascato delle mazzette per sbloccare i progetti presentati da Arata-Nicastri: il funzionario Giacomo Causarano di Partinico e il dirigente Alberto Tinnirello. Nella richiesta di giudizio immediato, il sostituto procuratore Gianluca De Leo e il procuratore aggiunto Paolo Guido scrivono di “prove evidenti” , ragion per cui è stata subito accolta dal giudice delle indagini preliminari Guglielmo Nicastro. Intanto, sempre nei confronti di Paolo Arata, resta in piedi l’indagine della Procura di Roma che lo vede accusato di corruzione. Secondo gli investigatori avrebbe promesso una mazzetta da 30 mila euro all’allora sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, per un emendamento che doveva sbloccare alcuni finanziamenti.