San Giuseppe Jato, la Dia di Trapani sequestra beni a imprenditori vicini a Messina Denaro
La Direzione investigativa antimafia di Trapani ha sequestrato beni e conti correnti riconducibili ad alcuni imprenditori di San Giuseppe Jato (accusati di aver finanziato la mafia trapanese. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del direttore della Dia, riguarda Ciro Gino Ficarotta, 67 anni, il figlio Leonardo, 38 anni, e il nipote Paolo Vivirito, 39 anni. Nei confronti di Ciro Gino Ficarotta (già coinvolto negli anni ‘90 in vicende giudiziarie per via dei suoi rapporti con i noti boss mafiosi Giovanni Brusca e Baldassare Di Maggio), del figlio e del nipote è stata proposta, inoltre, la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno, perché tutti indiziati di appartenere a Cosa nostra. Le indagini sulle infiltrazioni della mafia trapanese avevano permesso di ricostruire gli interventi di un’associazione mafiosa, rappresentata da Salvatore Crimi e Michele Gucciardi, ritenuti rispettivamente i capi delle famiglie mafiose di Vita e Salemi, nella gestione di una operazione finalizzata alla speculazione immobiliare attraverso l’acquisto, in un’asta giudiziaria, di una vasta tenuta agricola di oltre 60 ettari (località Pionica del comune di Santa Ninfa) e la successiva rivendita alla VIEFFE, società agricola riconducibile ai tre imprenditori di San Giuseppe Jato. L’azienda, di proprietà della moglie di Antonio Salvo, nipote dei noti ‘esattori’ Nino e Ignazio, veniva formalmente acquistata all’asta da Roberto Nicastri, ritenuto prestanome del fratello Vito, noto imprenditore del settore eolico, per poi essere ceduta alla VIEFFE dei Ficarotta e Vivirito, per l’importo di 530.000 euro. Il prezzo di vendita reale dei terreni era, però, notevolmente superiore a quello dichiarato negli atti notarili e la differenza, pari a oltre 200 mila euro, sarebbe stata versata da Ciro Gino Ficarotta e dai suoi parenti in contanti nelle mani dagli uomini di Cosa nostra, per la loro attività di “intermediazione immobiliare”. Secondo le dichiarazioni del defunto collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, parte di tale somma sarebbe stata destinata da Michele Gucciardi e Vito Gondola al mantenimento del latitante Matteo Messina Denaro. E’ emerso anche come nel corso di riunioni riservatissime si sia parlato anche delle sorti di altri terreni sottoposti a procedure esecutive, appartenenti ad Antonio Salvo: in questo caso l’infiltrazione progettata da Cosa nostra, sempre attraverso il nucleo familiare di Ficarotta, non fu portata a termine per una contingente difficoltà nel reperire i fondi necessari e, in seguito, anche per il rifiuto dell’aggiudicatario di cedere alle pressioni mafiose. Il Tribunale di Trapani ha pertanto disposto il sequestro dell’intero compendio aziendale della società VIEFFE (di Leonardo Ficarotta e Paolo Vivirito, ma riconducibile a Ciro Gino Ficarotta), proprietaria della tenuta agricola di oltre 60 ettari da Pionica di Santa Ninfa, per un valore di mercato stimabile in circa un milione e mezzo di euro, oltre che di numerosi conti e depositi bancari.