San Cipirello, riparte la raccolta dei rifiuti dopo la revoca dell’appalto ad colpita da interdittiva antimafia
Riparte la raccolta dei rifiuti a San Cipirello e San Giuseppe Jato. Gli operai della ditta sancipirellese «Costruzioni & ambiente» sono a lavoro da ieri mattina nei due centri limitrofi. Due giorni fa il servizio era stato interrotto per effetto dell’interdittiva antimafia nei confronti delle ditte «F. Mirto» e «Fl Mirto», che gestivano l’appalto. Nei giorni scorsi il prefetto di Palermo ha, infatti, emanato il provvedimento che impedisce la prosecuzione di rapporti delle due imprese con la Pubblica amministrazione. Entrambe, a detta della Prefettura, sarebbero riconducibili allo stesso «dominus» e sarebbero a rischio di infiltrazione mafiosa. Di qui le revoca dell’affidamento del servizio nei due Comuni della valle dello Jato, che sono corsi ai ripari. Dopo la valutazione di alcune offerte, la raccolta è stata così affidata d’urgenza ad un’altra ditta locale, la «Costruzioni & ambiente srls», che in passato venne esclusa dal servizio per assenza di requisiti tecnici. Il disagio è durato dunque appena due giorni, durante i quali non sono però mancate le polemiche. Soprattutto sui social, dove alcuni cittadini sono apparsi più turbati dal disservizio temporaneo che dai rischi di infiltrazioni mafiose. Preoccupazione anche per le sorti dei dipendenti, che però, una volta licenziati, dovrebbero essere riassorbiti dal nuovo gestore. Questo prevede la clausola di salvaguardia, che però nasconde un’insidia: tra il personale da assumere potrebbe esserci anche chi ha fatto scattare il provvedimento di interdizione ant imafia. L’emergenza nei due centri limitrofi è scattata, infatti, perché entrambi erano serviti dalla ditta locale «Fl Mirto», che dall’1 agosto ha affittato il ramo d’azienda della ditta «F. Mirto». Le due imprese sono guidate dallo stesso amministratore unico e orbiterebbero attorno un direttore tecnico. L’interdittiva, firmata il 13 agosto, era stata in qualche modo anticipata in occasione dello scioglimento del Consiglio comunale di San Cipirello e la successiva pubblicazione delle motivazioni. Nelle quali si legge: “è emerso un sostanziale monopolio del servizio dal quale hanno tratto vantaggio due imprese i cui titolari sono «vicini» al primo cittadino e/o stretti congiunti di soggetti contigui o riconducibili alla locale criminalità». In particolare l’impresa la cui gestione sarebbe nelle mani di una figura considerata un tempo vicina a Balduccio Di Maggio e Giuseppe La Rosa. Il «dominus» della ditta nel 2002 venne –infatti- arrestato dalla Dia con l’accusa di associazione mafiosa, danneggiamenti ed estorsione. Nel 2004, però, proprio le dichiarazioni dell’allora collaboratore di giustizia La Rosa, pur confermando amicizie e frequentazioni con il clan, scagionarono l’imprenditore sancipirellese dalle accuse.