San Cipirello, frequentazioni “pericolose” sui social nelle motivazioni dello scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose
Infiltrazioni mafiose svelate anche dall’uso di Facebook. Nell’era del web 2.0, foto, post e like possono raccontare, infatti, frequentazioni pericolose ed interessi non sempre limpidi. Così per mesi carabinieri e Prefettura hanno passato al setaccio anche l’attivit à social degli amministratori comunali. Ed i risultati trovano spazio tra le 260 pagine di motivazioni che hanno spinto il Consiglio dei Ministri a sciogliere il Comune di San Cipirello per infiltrazione mafiosa. La relazione del Prefetto Antonella De Miro parla di «accertati rapporti di amicizia e di solidarietà in taluni casi espressi in dialoghi su Facebook e visibili anche attraverso le foto pubblicate sui social». Le amicizie in questione sono quelle tra «soggetti appartenenti o contigui a famiglie di mafia con amministratori comunali e dipendenti». Amici che avrebbero beneficiato di pubbliche commesse, mancati controlli in materia di abusivismo edilizio e trattamenti di favore in materia di tribut i. E su Internet c’è anche la conferma del sostegno della famiglia del boss in favore di Vincenzo Geluso: l’11 giugno del 2017, poco dopo l’apertura dei seggi elettorali, la moglie di Salvatore Mulè scriveva: «Vinca il migliore Vincenzo Geluso». Ed altre incitazioni in risposta al post di un elettore che un mese dopo le elezioni aprirà un’a ge n z i a di onoranze funebri. La stessa che finirà poco dopo al centro dello scandalo per la gestione del cimit e ro. Quella del 2017 fu, infatti, per San Cipirello la prima competizione combattuta anche sui social. Il più attivo fu sicuramente Geluso, con centinaia di post e tante dirette dei suoi comizi. Durante una di queste arrivò il sostegno del figlio boss: «Bravo Vincenzo » . E non era la prima volta: «grande Vincenzo» aveva scritto qualche mese prima durante una discussione sul cimitero. Un incoraggiamento a Geluso che sembra non sia stato solo “virt uale”: durante i comizi, la moglie e il figlio del condannato per mafia occupavano le prime file «per essere a tutti visibili», scrive la prefettura. L’indagine svela però anche alcuni tratti di ingenuità: «Significativa la festosa partecipazione del sindaco, di assessori e di consiglieri comunali all’inaugurazione di u n’attività commerciale esercitata in capannoni realizzati abusivamente». A svelare la partecipazione entusiasta furono diverse foto pubblicate su Facebook. L’a ttività commerciale è, tra l’alt ro, del figlio di un presunto prestanome dei Brusca. Nella versione integrale della relazione che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale sono presenti diversi fotogrammi che raccontano rapporti di amicizia e frequentazioni borderline. E sono stati analizzati anche alcuni «mi piace» di Geluso. Uno in particolare, lasciato il 21 dicembre del 2016 in calce al post pubblicato da un parente della famiglia mafiosa degli Agrigento: «No al 41 bis. No alla tortura. No agli abusi di potere». Tra i “like ”, oltre a quello del futuro sindaco, spiccava anche il pollice in su della figlia di Giuseppe Agrigento, l’ex boss in carcere dal ‘96.